HARLAN E GREEN HILL, QUEI CONDANNATI A MORTE CHE SOLO UNA LEGGE POTRA' SALVARE

Arriva il momento della verità per 104 macachi detenuti nel capannone della Harlan di Correzzana (Monza), l’equivalente animale del “braccio della morte” di una prigione texana. Che fine faranno le scimmie? La preoccupazione è molto diffusa, giustificata anche dalla constatazione di un fatto: la Harlan, al momento, è in regola con le norme vigenti e può fare dei primati quello che vuole.
“La multinazionale – racconta l’on. Michela Vittoria Brambilla, in rappresentanza della Federazione Italiana Diritti Animali e Ambiente – non ha ancora dato una risposta alla mia richiesta ufficiale di acquistare i 104 macachi che si trovano a Correzzana per salvarli dai laboratori. Sono ben consapevole che la somma eventualmente richiesta sarebbe molto alta – si parla di circa 2000 euro ciascuno- ma considero che siano soldi ben spesi se possono servire per donare la libertà a queste sfortunate creature. Avevo rivolto questa richiesta già direttamente al presidente David Broker, giunto da Indianapolis per incontrarmi qualche settimana fa. In quella sede avevo ottenuto da lui la garanzia che intanto i 796 macachi, che avrebbero dovuto completare la maxi importazione della Harlan, non sarebbero più arrivati. Questo è stato un primo risultato davvero importante e che non va dimenticato: se non avesse assecondato la nostra richiesta, ora ci troveremmo con 900 macachi al posto di 104 in quel capannone. Le altre due questioni che ho posto al presidente riguardavano la possibilità di entrare a documentare con le telecamere le condizioni di quelle povere bestiole, così come le avevano mostrate a me, affinché l’Italia intera potesse prendere atto di quali traffici di morte sottintenda la crudele pratica della vivisezione. Poi avevo formalizzato la mia richiesta di comprare le scimmie. Broker non poteva prendere questa decisione al momento – trattandosi di una grande impresa i passaggi sono complessi – ma mi aveva garantito che una volta tornato ad Indianapolis, mi avrebbe fatto pervenire una risposta ufficiale a queste due richieste. Da allora, sono in attesa. Gli ho già scritto tre volte – l’ultima giovedì – per sollecitarlo, ma ancora nulla e la quarantena oramai giunge al termine”.
I timori sono dunque fondati. “Sono molto preoccupata – ammette la Brambilla – per quella che sarà la sorte di quelle povere creature, sperimentando ogni giorno la mia impotenza: pur essendo anche disposta a spendere una somma davvero importante per salvarli, la decisione spetta solo alla Harlan, perché, allo stato, la multinazionale agisce nel pieno rispetto delle normative vigenti. Tanti italiani seguono con angoscia la vicenda, così come sono addolorati per il destino dei cani di Green Hill. Chiedono che “venga fatto qualcosa”. Ma tutto quanto possibile è stato già fatto. Non solo perché mi sono addirittura offerta di acquistarli al prezzo “di mercato”, ma soprattutto perché ho utilizzato le opportunità offerte dal mio ruolo per scrivere la norma che potrà mettere fine per sempre a queste vergogne nazionali. Come è noto, essa è contenuta nell’articolo 14 della legge comunitaria, ora al penultimo, delicato passaggio nella commissione Politiche dell’Unione europea del Senato, per terminare l’iter nell’aula di Palazzo Madama. Il testo prevede il divieto di allevare cani, gatti e primati destinati alla vivisezione su tutto il territorio nazionale. Ogni giorno dobbiamo però lottare con mille insidie: le multinazionali e le lobby che le tutelano hanno messo in moto un vero e proprio attacco perché nulla cambi. Ma non credo che i senatori, dopo che l’aula della Camera e i ministri della Salute e delle Politiche comunitarie hanno già dato parere favorevole, si permetteranno di andare contro il volere della stragrande maggioranza degli italiani che, grazie anche all’aiuto dei media, ora sono al corrente della vicenda e la seguono con il fiato sospeso”.
La possibilità di una soluzione positiva è legata innanzitutto alla volontà della Harlan, ma anche alla solerzia dei legislatori. “Credo nella buona politica – afferma l’ex ministro del Turismo – quella che difende gli interessi dei cittadini e non dei potenti di turno. E ben vengano tutte le manifestazioni di sostegno organizzate dai tanti e generosi animalisti davanti a Green Hill, ad Harlan o al Senato: coloro che oggi prendono queste decisioni a Roma, devono sapere che un paese intero osserva le loro mosse e che non farà sconti a nessuno. Allo stesso tempo, mi auguro che la Regione Lombardia arrivi in fretta la termine dell’iter di approvazione della legge presentata insieme con il presidente Formigoni qualche settimana fa, che applica le medesime previsioni al territorio lombardo: quel testo rappresenta uno strumento ancora più veloce della legge dello stato per fermare questi traffici di morte”. Ma com’è possibile che un Paese intero si sia accorto solo recentemente di quanto accadeva da tanti anni a Correzzana o a Montichiari? “E’ quello che mi chiedo anch’io”, risponde la deputata. “Solo una legge – ribadisce – potrà davvero salvare tutti i cani di Green Hill e fermare i traffici di macachi di Harlan e il testo che disciplina la materia risale ben al ’92. Io sono in Parlamento da soli tre anni, sarebbe bastato che qualche parlamentare delle precedenti legislature si preoccupasse di scrivere prima di me questa norma, ed ora non ci troveremmo in questa situazione. Quanto tempo dovrà passare perché gli interessi della collettività prevalgano su quelli delle multinazionali? I più importanti ricercatori, infatti, hanno già ben spiegato perché la vivisezione non solo è eticamente inaccettabile ma anche fuorviante e pericolosa per il progresso scientifico che tutti vogliamo perseguire, in quanto il modello sperimentale animale è troppo diverso da quello umano. Continuare a sostenere questa terribile pratica – solo per salvaguardare, ripeto, gli interessi economici di qualcuno – ci allontana dall’obiettivo di sviluppare ed applicare metodi alternativi basati su colture di cellule e tessuti umani, gli unici in grado di dare risposte predittive e sicure per noi”.
“Chiedo quindi a tutti gli italiani che non sono più disposti ad accettare questa situazione, di difendere in ogni modo l’articolo 14 della legge comunitaria, nella medesima formulazione licenziata dall’aula della Camera, e di chiedere – conclude l’on. Brambilla – un rapido termine dell’iter di approvazione del testo al Senato così come della legge all’esame della regione Lombardia”.

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