PUBBLICITÀ INGANNEVOLE, ENPA AD AMADORI: INFAZIONE RILEVATA DAL GARANTE

«Se Amadori avesse realmente adempiuto “ogni dovere di chiarezza di informazioni verso il consumatore” in materia di benessere animale, l’Autorità Garante per la Concorrenza non avrebbe mai aperto un procedimento per pubblicità ingannevole». L’Ente Nazionale Protezione Animali replica così alla nota stampa con cui l’azienda romagnola accusa l’associazione di una non meglio precisata e “strumentalizzazione”. Invece, secondo Enpa, a strumentalizzare la vicenda è proprio Amadori che, costretta a modificare contenuto, layout e immagini delle comunicazioni al pubblico, cerca di in qualche modo di uscire dall’angolo. Giova infatti ricordare che nel caso in cui la ditta romagnola non dovesse dar seguito ai suoi impegni, il procedimento dinanzi all’Autorità si riaprirebbe e Amadori potrebbe vedersi infliggere unasanzi0ne amministrativa pecuniaria da 10mila a 5 milioni di euro, fino alla sospensione dell’attività d’impresa per 30 giorni (se l’inadempienza dovesse protrarsi).

Del resto, il Garante è chiaro quando scrive che “La suesposta pratica commerciale (in riferimento al procedimento avviato da Enpa) appariva, prima facie, contraria alla diligenza professionale e potenzialmente idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico del consumatore medio in relazione alle caratteristiche dei prodotti del professionista”. Insomma, a dispetto di quanto sostiene Amadori, l’infrazione c’è stata e c’erano motivi fondati per ritenere che l’azienda avesse mentito ai consumatori quando sosteneva che tutti gli animali dei propri allevamenti godevano di particolari condizioni di benessere. «Se al momento non si è arrivati a una sanzione – prosegue Enpa – è solo perché Amadori si è impegnata davanti all’AGCM a modificare il contenuto delle comunicazioni al pubblico. Ma se queste comunicazioni erano chiare e corrette, come l’azienda sostiene, perché cambiarleradicalmente, visto che non si tratta di semplici “integrazioni”?».

Naturalmente ciò non cambia il senso di una straordinaria vittoria: nessuno può strumentalizzare il benessere animale per ottenere il consenso dei consumatori e vendere qualche confezione in più.

Scheda: Enpa versus Amadori, una lunga battaglia legale

– Il procedimento davanti all’AGCM, aperto a settembre 2018, nasce da una denuncia presentata da Enpa il 3 agosto 2016 contro la Società Cooperativa Agricola Gesco, azienda del Gruppo Amadoriche si occupa della produzione e commercializzazione di carni avicole e suine. La denuncia Enpa prendeva le mosse dalle immagini diffuse dalla trasmissione Report;

 – Nella sua denuncia Enpa contestava l’impegno per la tutela del benessere animale, pubblicizzato sul proprio sito web da Amadori;

– 21 ottobre 2017 AGCM archivia il procedimento Enpa;

– 17 novembre 2017 Enpa si oppone all’archiviazione;

– 31 Gennaio 2018, Enpa integra la denuncia del 2016 con ulteriori elementi grazie a immagini girate sempre da Animal Equality;

 – 6 settembre 2018 AGCM l’apertura del procedimento – l’impegno di Amadori riguardava solo due prodotti di nicchia (“Pollo Campese” e il “Pollo qualità 10+”) e, quindi, non poteva essere legittimamente esteso a tutta la filiera;

– Con riferimento alla specifica categoria del “Pollo Qualità 10+”, l’Autorità osservava che, contrariamente a quanto pubblicizzato da Amadori, gli animali non godevano di un trattamento migliorativo rispetto a quello previsto dalla normativa per la densità di allevamento. L’azienda romagnola, infatti, si limitava a rispettare i parametri fissati dalla legge;

– Ottobre 2018 Gesco presenta ad AGCM impegni a modificare contenuto, stile e immagini delle comunicazioni oggetto del procedimento;

– 14 gennaio 2019 l’esito del procedimento, con l’impegno di Amadori, viene  pubblicato nel bollettino dell’AGCM (pagine 292 e seguenti).

(Testo Enpa. Foto di repertorio non riferita a un allevamento Amadori)

Tag: Amadori, enpa
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