DOPO GLI ARRESTI CHIUDE L'ILVA DI TARANTO, 5MILA OPERAI GIA' A CASA

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Il ministro Clini critico con i magistrati

Chiude anche l’area a freddo dell’Ilva di Taranto, circa 5 mila operai restano a casa. È quanto comunicato ieri dalla dirigenza Ilva ai sindacati dopo un incontro urgente nello stabilimento. Tutte le sigle sindacali hanno deciso di occupare l’azienda con un presidio permanente. Rimarranno fino a quando non avranno rassicurazioni sul loro futuro.
La decisione dell’azienda è una chiara reazione ai provvedimenti della magistratura con gli arresti e i sequestri di ieri. Destinatari di ordine di custodia cautelare in carcere sono stati Fabio Riva, amministratore delegato dell’Ilva, che al momento risulta irreperibile, Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento e l’ex consulente Girolamo Archina, ai domiciliari l’ex rettore del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti, l’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto Michele Conserva, l’ingegnere Carmelo Delli Santi, rappresentante della Promed Engineering. Conserva e Delli Santi sono entrambi accusati di concussione. La procura di Taranto, inoltre, ha posto sotto sequestro tutta la produzione dell’Ilva degli ultimi quattro mesi.
L’Ilva, in una nota, dice che il sequestro della produzione disposto dalla magistratura «comporterà in modo immediato e ineluttabile l’impossibilità di commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni attività nonchè la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attività, dalle forniture dello stabilimento di Taranto». Poi ribadisce l’assoluta regolarità delle autorizzazioni e dell’impatto produzione-ambiente. «Per chiunque fosse interessato – conclude la nota – l’Ilva mette a disposizione sul proprio sito le consulenze, redatte da i maggiori esponenti della comunità scientifica nazionale e internazionale, le quali attestano la piena conformità delle emissioni dello stabilimento di Taranto ai limiti e alle prescrizioni di legge».
Durissima la reazione del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che critica la decisione della magistratura: “Chi oggi si assume la responsabilità di far chiudere l’Ilva, si assume anche la responsabilità di un rischio ambientale che potrebbe durare anni”.
Per i sindacati è solo l’inizio di una “catastrofe” che potrebbe costare decine di migliaia di posti di lavoro.

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