Tredici morti, tutti cacciatori, e 53 feriti, di cui 10 non cacciatori, in ambito strettamente venatorio: è il bilancio della stagione di caccia 2022-23 che si è chiusa ieri, secondo il consueto censimento dell’Associazione vittime della caccia. Il conto sale a 19 morti e 60 feriti se si coinsiderano le vittime di armi da caccia fuori dall’ambito venatorio.
“Non abbiamo intenzione – si legge in una nota dell’Avc – di contare morti e feriti ancora per molto. In soli 5 mesi di questa ultima stagione venatoria sono 19 i morti e 60 i feriti per armi da caccia.
Un prezzo in termini di vite umane e sicurezza che non è più tollerabile. Eppure questo governo pensa di implementare ulteriormente la possibilità di movimento per i cacciatori, laddove prima era considerato tabù”
“Ovvero – prosegue l’Avc – ciò che prima era bracconaggio adesso diventerà legale. E con questa prospettiva il numero delle vittime sarà destinato ad aumentare drammaticamente. Gli autori di queste sparatorie pare siano indifferenti anche alla loro stessa incolumità, figuriamoci che rispetto possono avere per i propri simili, ancor meno per l’oggetto delle loro mire. Animali domestici impallinati sull’uscio di casa, bambini a passeggio con la famiglia colpiti, ciclisti, fungaioli, runners, coltivatori… ancora nel bersaglio. E nell’indifferenza dei media e delle istituzioni”.
“Si continua a far finta di niente – concludono – I tg non ne parlano, la gente non sa cosa succede e cosa succederà prossimamente. Questo stato di allerta continua sfianca non solo chi sa ed è preposto ai controlli, ma anche e sopratutto chi si trova a casa propria in mezzo al fuoco incrociato di una battuta al cinghiale.
Chi è più pericoloso, un cinghiale o un cacciatore? 79 vittime non sono l’effetto di uno scontro con un cinghiale…”.