ITALIA, WASTE WATCHER: PIU’ INFLAZIONE E MENO SPRECO DI CIBO

Cresce l’inflazione, e come risposta gli italiani sprecano meno, soprattutto se si parla di cibo. Nel 2022, infatti, sono stati gettati, in media, 75 grammi di cibo al giorno, quindi 524,1 g alla settimana e 27 chili all’anno: un calo del 12% rispetto a quanto avvenuto nel 2021. Globalmente, però, le cifre restano da capogiro, se si pensa che vale complessivamente 6,48 miliardi di euro lo spreco del cibo solo nelle nostre case e 9,3 miliardi nell’intera filiera. Sono gli impressionanti dati snocciolati dal report ‘Il caso Italia’ 2023 di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, diffuso in occasione della decima Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos.. Per quanto riguarda le tipologie di cibo, buttiamo 3,4 grammi di frutta al giorno e 2,3 di pane: in un anno poco più e poco meno di 1 kg pro capite. Nella hit nefasta anche insalata, verdure, aglio e cipolle. Gli sprechi si accentuano al Sud Italia (+ 8% rispetto alla media nazionale) e nele famiglie senza figli (+ 38% rispetto alla media italiana). Ma c’è un dato ulteriore da aggiungere, ed è quello relativo allo spreco di filiera, fra perdite in campo e nella catena dell’industria e della distribuzione del cibo: “Nel 2022 – aggiunge Luca Falasconi, coordinatore del Rapporto ‘Il caso Italia’ – sono andate sprecate nella filiera italiana oltre 4 milioni di tonnellate di cibo (per la precisione 4.240340 tonnellate), per un valore complessivo nella filiera italiana del cibo di € 9.301.215.981”. Lo spreco del cibo di filiera pesa al 26% in agricoltura, al 28% nell’industria e all’8% nella distribuzione. L’indagine porta alla luce anche le nuove abitudini quotidiane degli italiani. Marcata la riduzione del consumo extra-domestico e dell’effetto ‘nidificazione’: per 1 italiano su 3 (33%) diminuiscono drasticamente le colazioni, pranzi e per 4 italiani su 10 anche l’abitudine dalla cena al ristorante (42%). Diventano centrali i temi relativi alla sostenibilità alimentare (36%): il 35% del panel ha aumentato il consumo di legumi e derivati vegetali a scapito della carne e delle proteine animali, mentre il 29% ha aumentato l’acquisto di prodotti a km0. E nonostante l’aumento dei prezzi al consumo, la spesa alimentare è infatti quella che diminuisce meno (18%), dietro solo alle spese mediche (11%) e di cura alla persona (17%). “Risparmio”, dunque, non è più la parola chiave nei comportamenti degli italiani, solo il 7% dichiara di metterla al primo posto nei comportamenti di acquisto: prevalgono piuttosto la pragmaticità, per 6 italiani su 10, e la qualità per il restante 32%.

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