I cani procioni venduti al mercato di Huanan a Wuhan potrebbero essere gli animali che hanno dato il via alla pandemia trasmettendo l’infezione all’uomo. È l’ipotesi che arriva da uno studio svolto da tre ricercatori attivi tra Stati Uniti e Australia, che avrebbero trovato le prove genetiche della presenza del virus in animali presenti al mercato di Wuhan. Lo studio non è stato pubblicato su riviste scientifiche e i suoi risultati sono stati anticipati in un articolo sul periodico The Atlantic. L’articolo riferisce che la ricerca è attualmente in fase di revisione da parte di una rivista del gruppo Nature e che nei giorni scorsi è stato presentato nel corso di una riunione dello Scientific Advisory Group for the Origins of Novel Pathogens dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). La scoperta, osserva nell’articolo Katherine J. Wu, microbiologa che ha lavorato al New York Times prima di approdare a The Atlantic nel 2021, è avvenuta quasi per caso. La scorsa settimana sono state pubblicate sul database aperto Gisaid alcune sequenze genetiche provenienti dai rilievi effettuati al mercato di Huanan nelle primissime fasi della pandemia. I ricercatori le hanno scaricate “quasi per puro caso” avviando un’analisi prima che le sequenze fossero rimosse. I dati genetici erano già stati analizzati in precedenza da ricercatori cinesi senza che emergesse nessun legame con gli animali. Nella nuova analisi, condotta da Kristian Andersen (Istituto Scripps), Edward Holmes (Università di Sidney) e Michael Worobey (Università dell’Arizona a Tucson), è invece emerso materiale genetico animale e la gran parte di esso era riconducibile a quello del cane procione, un animale appartenente alla famiglia della volpe. Per i ricercatori, la spiegazione più plausibile della scoperta è che le sequenze provengano da un cane procione infetto. È un forte indizio, ma non è una prova schiacciante, sottolineano altri ricercatori consultati da Katherine J. Wu. La scoperta, inoltre, non esclude che altri animali possano aver portato il virus SarsCoV2 al mercato di Huanan e che i cani procioni siano a loro volta stati infettati. Anche se restano aperti diversi interrogativi, i risultati dello studio, se saranno confermati, avvalorano la tesi di un’origine naturale del virus e le ricerche che situavano l’epicentro della pandemia al mercato di Wuhan. (foto: Bernd Schwabe)