EMISSIONI DI CO2 IN VOLO: “SIAMO DI FRONTE AD UN DISASTRO CLIMATICO”

Troppa anidride carbonica per i ministri Ue dell’Energia

“Gli obiettivi di riduzione delle emissioni si allontanano e presto il mondo potrebbe trovarsi di fronte ad un disastro climatico”. È questa in sintesi del parere espresso dai ministri dell’Energia dell’Unione europea che si sono incontrati mercoledì 25 a Londra. Un allarme condiviso da Maria van der Hoeven, direttore esecutivo dell’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia. Che aggiunge: “Il sistema mondiale è arrivato ad un punto di rottura, la nostra dipendenza da combustibili fossili diventa ogni anno più forte. E questo nonostante siano disponibili moltre tecnologie che offrono soluzioni di approvvigionamento energetico ‘pulito'”.
Secondo i climatologi, il pianeta è sulla buona strada per arrivare, entro la fine del secolo, ad un aumento della temperatura di sei gradi. Un livello che distruggerebbe le aree agricole di molti Paesi e che ne farebbe scomparire altri, sommersi dall’innalzamento delle acque provocato dallo scioglimento del ghiaccio ai due Poli. Secondo il direttore esecutivo dell’Aie, poi, i politici sono responsabili della gravità della situazione: “Lo stato attuale delle cose è inaccettabile – ha spiegato – proprio perché abbiamo una responsabilità e un’opportunità per ridurre le emissioni di CO2. Con le politiche attuali si stima che il consumo energetico e le emissioni di CO2 aumenteranno di un terzo entro del 2020 e di quasi il doppio entro il 2050. E questo comporterà un aumento di 6 gradi delle temperature globali”.
Van der Hoeven sostiene che per soddisfare i tagli di carbonio che gli scienziati calcolano come necessari entro il 2020, “il mondo ha bisogno di generare il 28% della sua elettricità da fonti rinnovabili e il 47% entro il 2035”. Un obiettivo che sembra ormai irragiungibile, considerando che le energie rinnovabili ora ammontano appena il 16% dell’approvvigionamento di elettricità globale. E, sulla cattura e lo stoccaggio del carbonio, il quadro è ancora peggiore: il mondo ha bisogno di quasi 40 impianti dotati di questa nuova tecnologia entro otto anni e finora non ne è stato avviato nessuno. A questi problemi si aggiungono, ancora, quelli derivanti dalla chiusura degli impianti dopo il disastro di Fukushima: con il 15% di energia nucleare in meno bisognerà trovare delle fonti alternative che le rimpiazzino. Eppure, secondo Van der Hoeven, per raggiungere gli obiettivi si potrebbe cominciare da subito ad incentivare soluzioni per una maggiore efficienza degli impianti ed attuare una seria politica di risparmi. Ma su quest’area, a suo dire, non ci sono stati passi significativi.

Tag: ambiente, clima
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