DANIMARCA, "FALSA LA STORIA DELLE CASE D'APPUNTAMENTO CON ANIMALI"

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Lo ha assicurato all’Enpa l’ambasciatore Jorgensen

C’è del marcio in Danimarca? Non più che altrove, secondo l’Enpa che, dopo un incontro tra il direttore scientifico dell’ente, Ilaria Ferri, e l’ambasciatore danese a Roma, Birger Riis Jorgensen, liquida come “infondata” la notizia sull’esistenza, nel paese scandinavo, di “case d’appuntamento” per atti sessuali con animali, che lassù sarebbero “legali”. La Danimarca, assicura l’ambasciatore, “non tollera né approva”, ma punisce la zooerastia. Restano distanti, invece, le posizioni sul caso della giraffa Marius, abbattuta dallo zoo di Copenaghen perché “in soprannumero”.
“E’ finalmente possibile smentire in via ufficiale una notizia che circolava già da un po’ di tempo e che aveva destato allarme nell’opinione pubblica italiana e internazionale – ha detto Ferri -. Secondo quanto riferito dall’Ambasciatore e dalle verifiche effettuate sulla norma danese di riferimento, la Danimarca non tollera né approva in alcun modo atti sessuali tra uomini e animali; atti che, anzi, sono puniti dalla legge sui maltrattamenti ai danni degli animali”. D’altro canto, negli anni passati le autorità danesi hanno condotto diversi studi su questo argomento, dai quali è emerso come il fenomeno della zoorastia sia estremamente raro e comunque punito.
Se il caso zoorastia è chiuso non altrettanto può dirsi per l’abbattimento della giraffa Marius, altro “tema forte” dell’incontro fra il direttore scientifico dell’Enpa e l’ambasciatore Jorgensen. Infatti, pur svolgendosi in un clima di grande cordialità e collaborazione, il “faccia a faccia” ha evidenziato una divergenza di posizioni. All’ambasciatore, l’Enpa ha espresso la contrarietà dell’opinione pubblica italiana per quanto accaduto nello zoo di Copenaghen, spiegando che a nessun essere vivente dovrebbe toccare la sorte della povera giraffa e che la sua uccisione avrebbe potuto essere evitata affidandola ad un santuario.
“Sulla questione Marius – prosegue Ferri – abbiamo ribadito con forza il nostro punto di vista, che poi è anche quello della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica: l’animale non doveva assolutamente essere abbattuto e soprattutto con quella modalità visto che vi erano soluzioni diverse e che è necessario prevenire le nascite indesiderate in ragione di una chiara responsabilità che si ha nei confronti di animali che sono costretti in cattività. Anche se entrambi siamo rimasti sulle nostre posizioni è comunque importante avere aperto un canale di dialogo. Infatti, i diritti per gli animali si conquistano non con la violenza dei comportamenti e delle parole ma, come sta accadendo in Giappone, svolgendo una costante attività di sensibilizzazione. Dobbiamo costruire ponti, non muri. Per questo, ringrazio l’ambasciatore Jorgensen che ci ha ascoltato e che ha dimostrato attenzione per il nostro punto di vista”

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