Il furto di animali di affezione viene punito come qualsiasi altro furto?
Il furto di animali d’affezione viene ricondotto dalla legge all’ipotesi comune di furto di cui all’articolo 624 del codice penale: “Chiunque s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 154 a euro 516”. Dunque, non è previsto dall’ordinamento penale alcun riconoscimento specifico del furto dell’animale di famiglia che viene considerato alla stregua di una “cosa”.
Tale “disattenzione” del legislatore per un fenomeno che pur desta forte preoccupazione deriva anche dall’assenza di uno specifico monitoraggio, che si potrebbe realizzare creando una specifica banca dati delle Forze di Polizia, come avviene, ad esempio, per le automobili. Dunque ad oggi non esiste un sistema informatico nel quale la Polizia possa inserire le denunce di furto e/o sparizione di animali domestici presentate dai cittadini, che quindi rimangono, nella maggior parte dei casi, querele contro ignoti prive di alcun seguito.
Nonostante ciò, dalle notizie circolanti in rete e da alcuni dati raccolti da associazioni animaliste si può avere un’idea della reale portata del fenomeno, che sta purtroppo assumendo proporzioni allarmanti. Ben 8,5 milioni di famiglie italiane convivono con un animale domestico, soprattutto cani o gatti. Moltissime tra queste lamentano, con grande sofferenza, il rapimento dell’amico a quattro zampe, ormai considerato un vero e proprio componente della famiglia.
Inquietanti sono le ipotesi a monte di tali sparizioni, considerato che, stante il dato relativo al sovraffollamento dei canili, è difficilmente immaginabile che i cani o i gatti siano sottratti da qualcuno che li voglia tenere per sé, che le richieste di riscatto sono rare e che spesso a nulla vale l’offerta di ricompense: gli animali potrebbero essere destinati al traffico illegale, all’accattonaggio, alle lotte clandestine, al commercio di pelli o carni o alla sperimentazione.
Merita segnalazione la proposta di legge n. 3395 a firma dell’on. Brambilla, pendente presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, che mira all’ inasprimento delle pene previste per il furto dell’animale (reclusione da uno a sei anni e multa da euro 103 a euro 1.032) con funzione deterrente.
L’affermarsi di una nuova sensibilità collettiva nei confronti degli animali suggerisce di offrire maggiore protezione alla proprietà dell’animale d’affezione. Sarebbe un primo intervento in attesa di una riforma che modifichi lo status giuridico degli animali, riconoscendoli de jure come esseri senzienti, dunque, non più “cose” ma soggetti portatori di diritti.