La maggiore azienda locale verso la chiusura

Decine di grandi balene salve in Islanda? Potrebbe succedere presto visto che non è stata rinnovata una deduzione fiscale per i loro cacciatori.
Secondo i media locali, infatti, Kristjan Loftsson, responsabile della più grossa impresa che si occupa della caccia ai cetacei, sarebbe sul punto di chiudere i battenti, dopo il mancato accordo con i suoi dipendenti sul compenso per i lunghi periodi trascorsi in mare. Oltre che per la decisione del governo di cancellare i privilegi fiscali.
Già l’anno scorso, per via della crisi economica giapponese seguita allo tsunami, l’azienda non aveva catturato nessuna balenottera comune, mentre solo l’anno prima ne aveva prese ben 148. Il motivo della chiusura dell’azienda sarebbe quindi economico, perché la crisi avrebbe reso quasi pari a zero i profitti in questo campo.
Il direttore dell’Ifaw (International fund for animal welfare) inglese, Robbie Marslands, è soddisfatto: “Siamo felici di sentire che non ci saranno più balenottere inutilmente macellate in Islanda e che Loftsson ha capito che questa industria datata è ormai antieconomica”.
La decisione del governo islandese di cancellare la deduzione fiscale per i cacciatori di cetacei potrebbe essere dettata dalla volontà di entrare nell’Unione europea, con cui da anni si discute proprio sulla caccia di balene, vietata dai regolamenti ambientali dell’Ue.
Ma anche a livello mondiale c’è una moratoria sulla caccia ai grandi cetacei, che costituiscono un anello essenziale della catena alimentare oceanica. Questi animali, per anni a rischio estinzione, sono in netto aumento grazie alla mobilitazione dei gruppi ambientalisti di tutto il mondo.
Continua, invece, la caccia alla specie di balena più piccola, da cui nasce il nuovo appello dell’Ifaw affinché l’Islanda trasformi questo business, al massimo, in attrazione turistica, destinando le baleniere ad una più responsabile attività di osservazione dei cetacei.