Ad Antonio Guterres, il segretario generale dell’Onu, piace usare le canzoni degli anni Ottanta per denunciare l’immobilismo dei paesi sulla crisi climatica. All’inizio della Cop27 di Sharm el-Sheikh, aveva citato gli AC/DC per definire la mancata azione sul clima “un’autostrada per l’inferno” (Highway to Hell). Alla fine della Cop, mentre la conferenza rischia di non arrivare a nulla, tira fuori Adam & the Ants e la loro “O la borsa o la vita” (Stand and Deliver). Il messaggio implicito è “o tirate fuori soldi e impegni per combattere il riscaldamento globale, o moriamo tutti”. A 24 ore dalla fine della conferenza Onu sul clima, non c’è accordo fra gli stati su quasi niente. Non c’è accordo sul modo di ristorare le perdite e i danni del cambiamento climatico nei paesi più poveri: questi ultimi, guidati dalla Cina, vogliono subito un fondo da hoc, pagato dai paesi più sviluppati. Usa e Ue sono contrari, pensano che sia troppo oneroso e richieda troppo tempo, e puntano invece ad aggiornare gli strumenti di aiuto esistenti. Non c’è accordo neppure sull’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Era il risultato più importante raggiunto l’anno scorso alla Cop26 di Glasgow, ma ora viene rimesso in discussione da molti paesi emergenti, a causa della crisi energetica. Non c’è accordo infine sulla finanza climatica: il fondo da 100 miliardi all’anno per aiutare i paesi meno sviluppati nella lotta al cambiamento climatico, che doveva partire nel 2020, rimane una chimera. Di fronte al rischio di un fallimento della conferenza, il segretario Guterres è tornato a Sharm dal G20 di Bali e si è rivolto ai delegati: “Sono qui per fare appello a tutte le parti di essere all’altezza del momento e alla più grande sfida che affronta l’umanità. Il mondo sta guardando e ha un semplice messaggio: o la borsa o la vita”. E ha chiesto di trovare una soluzione alle tre questioni principali dei loss and damage, del target di 1,5 gradi e della finanza climatica. Anche papa Francesco da Roma ha ricordato la Cop27. “Mettiamo in atto scelte concrete e lungimiranti, pensando alle giovani generazioni prima che sia troppo tardi!”. La presidenza egiziana stamani ha diffuso un bozza di documento finale, che in realtà è solo una compilation delle proposte arrivate da tutti i paesi. Di concreto, sui tre temi indicati da Guterres, non c’è ancora nulla. I negoziati vanno avanti, forse domani mattina uscirà una bozza vera. Ma la conferenza dovrebbe chiudere venerdì. A questo punto, è anche possibile che si prolunghi a sabato. E non è detto che arrivi a risultati veri. Il documento di stamani, ben 20 pagine, rivela che con gli impegni attuali di decarbonizzazione presi dagli stati, le emissioni al 2030 caleranno di appena lo 0,3% rispetto al 2019, mentre dovrebbero scendere del 43% per centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Per arrivare a zero emissioni nel 2050, bisognerebbe investire 4.000 miliardi di dollari ogni anno solo per le rinnovabili, e da 4 a 6.000 miliardi nel resto della green economy. Il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, in conferenza stampa ha puntato il dito contro la Cina. Per Usa e Ue, si atteggia a leader dei paesi in via di sviluppo per non dover sborsare gli aiuti come superpotenza. “E’ equo che chiunque abbia i mezzi per contribuire, contribuisca – ha dichiarato Timmermans -. L’ho detto anche ai nostri partner cinesi. Dobbiamo parlare di come il mondo è nel 2022, non di come era nel 1992”.
CLIMA, GUTERRES PROVA A “SVEGLIARE” LA COP27: “O LA BORSA O LA VITA”
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Editoriale
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