Le emissioni globali di protossido di azoto, un potente gas serra noto anche come ‘gas esilarante’ a causa dei suoi effetti psicoattivi, stanno superando le previsioni e mettendo a repentaglio gli obiettivi di lotta al cambiamento climatico. Basandosi su milioni di misurazioni atmosferiche effettuate in tutto il mondo, il rapporto del Global Nitrous Oxide Project rivela che le emissioni del gas sono aumentate del 40% nei quattro decenni precedenti al 2020. Nello studio, si precisa che l’agricoltura è il principale contributore alle emissioni di protossido di azoto, seguita dai combustibili fossili, dai rifiuti e dalle acque reflue e dalla combustione di biomassa. Si calcola infatti che nei quattro decenni precedenti il 2020, le emissioni di questo gas dovute alle attività agricole sono aumentate del 67%. Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (IPCC) ha stimato che il protossido di azoto rappresenta il 6,4% delle emissioni totali di gas serra. Ma affinché il riscaldamento globale rimanga al di sotto dei 2 gradi Celsius, in linea con l’obiettivo dell’Accordo sul clima di Parigi, è necessario che diminuisca di circa il 20% entro il 2050. La loro riduzione “è l’unica soluzione, perché ad oggi non esiste alcuna tecnologia in grado di eliminare il protossido di azoto dall’atmosfera”, spiega Hanqin Tian, professore di scienze della terra e dell’ambiente al Boston College e autore principale dello studio. Il protossido di azoto è uno dei principali gas serra, insieme all’anidride carbonica e al metano, e contribuisce al riscaldamento globale. Oltre a ridurre lo strato di ozono, il gas inquina il suolo e l’acqua. Lo studio, che si avvale dell’esperienza di 58 ricercatori internazionali, mostra che il protossido riscalda l’atmosfera 300 volte di più del biossido di carbonio e può durare più di un secolo.
CLIMA, OBIETTIVI A RISCHIO PER LE EMISSIONI DI PROTOSSIDO D’AZOTO
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Editoriale
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