“Per tutti i Paesi, anche il nostro, il principio di equità intergenerazionale deve diventare un faro. Ogni governo ha il dovere di proteggere i bambini e i ragazzi di tutto il pianeta, quelli dei paesi più avanzati e quelli delle aree del mondo che hanno meno contribuito all’attuale situazione climatica, ma ne patiscono più gravemente le conseguenze”. Lo ha detto oggi l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, intervenendo all’evento “I diritti di bambine, bambini e adolescenti e l’ambiente: le sfide in corso” che si è tenuto a Roma nell’ambito di “Officina Unicef”, in collaborazione con l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, per presentare l’ edizione italiana del Commento generale n.26 alla Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia sul tema “minori, ambiente e cambiamento climatico”.
“I commenti generali del comitato Onu per l’infanzia – ha affermato la presidente – rappresentano sempre, fin dal momento della loro pubblicazione, un punto di riferimento per meglio interpretare lo strumento internazionale che delinea i diritti universali delle persone di minore età e soprattutto per estenderne ed approfondirne l’applicazione. Il n.26, pubblicato nell’agosto scorso, riguarda un tema fondamentale. Per la prima volta il Comitato afferma esplicitamente il diritto dei bambini e dei ragazzi ad un ambiente sano e pulito e fornisce a tutti – a partire dai 196 Stati che hanno ratificato la convenzione – una guida legale per rendere concreto e attuale questo diritto, mirando a proteggere le giovani generazioni non soltanto dal rischio di subire danni immediati ma, sperabilmente, dalle future conseguenze delle azioni, o dell’inerzia, nel presente”.
“Non a caso – ha proseguito – i giovani manifestano in prima linea per ottenere politiche davvero efficaci contro il riscaldamento globale, l’inquinamento e lo sfruttamento dissennato delle risorse del pianeta. A loro, e nel loro interesse, come dice l’art.9 della Costituzione che abbiamo modificato due anni fa, dobbiamo consegnare il mondo che abbiamo ricevuto in eredità dalle precedenti generazioni e il Commento generale ci spiega come fare. Di fatto è un appello urgente a compiere azioni positive: promuovere l’eliminazione graduale di carbone, petrolio e gas naturale e il passaggio a fonti di energia rinnovabili, accrescere la qualità dell’aria e garantire l’accesso all’acqua potabile, rendere sostenibili agricoltura, zootecnia e pesca, proteggere e ripristinare la biodiversità. Per tutte le leggi, i regolamenti, le decisioni, i progetti ambientali, sottolineano le Nazioni unite, sono necessarie valutazioni d’impatto sui diritti dell’infanzia e occorre fare in modo che i più giovani possano rivendicare anche in sede giudiziaria i propri diritti, quando scelte di governi o di imprese li mettano a rischio”.
Il contenzioso climatico è già una realtà, anche quello avviato dai giovani. Secondo il rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e del Sabin Center for Climate Change Law dell’Università di Columbia, infatti, al 31 dicembre 2022 già 34 cause fondate sui diritti umani sono state intentate da e per conto di bambini e giovani (intesi come persone di età inferiore ai 25 anni), spesso nelle aree del mondo più svantaggiate e più colpite dai cambiamenti climatici.
“Anche su clima e sostenibilità – ha concluso l’on. Brambilla – i bambini ci guardano, e noi non possiamo e non dobbiamo stare a guardare”.