In trent’anni, in Italia, è stato commesso un reato ambientale ogni 18 minuti, per quasi un milione di illeciti (902.356 per la precisione). È quello l’attacco costante e incessante delle ecomafie: una media – dal 1992 al 2023 – di 79,7 reati al giorno, 3,3 ogni ora, uno appunto ogni 18 minuti. Un ritmo impressionante contrassegnato anche da 727.771 persone denunciate e 224.485 i sequestri. A mettere in fila questi numeri è Legambiente che oggi, a trent’anni dalla prima presentazione del rapporto Ecomafia avvenuta proprio il 5 dicembre del 1994, fa il punto della situazione con dati e un pacchetto di sei proposte in occasione della conferenza nazionale ‘Ambiente e legalità: insieme per il futuro’.
Dalla fotografia scattata da Legambiente sulla presenza delle ecomafie in Italia emerge anche che il 45,7% del totale nazionale dei reati accertato dalle forze dell’ordine in questi tre decenni si concentra nelle regioni in cui è radicata la presenza di criminalità organizzate. Triste primato per la Campania, la regione che domina con un primo posto assoluto sia la classifica nazionale, sia quella delle regioni con più reati nel ciclo illegale del cemento e dei rifiuti. La Lombardia è invece la prima regione del Nord per ecoreati. In questi tre decenni di ricerca e analisi, dal 1995 ad aprile 2024, sono stati censiti 378 clan, appartenenti a tutte le organizzazioni mafiose, con interessi diretti nelle diverse “filiere” dell’ecomafia. Il fatturato illegale accumulato, secondo le stime di Legambiente, è stato di 259,8 miliardi di euro. In questi tre decenni nella classifica nazionale per ecoreati svetta al primo posto la Campania con 117.919 illeciti, seguita da Calabria con 84.472 illeciti, Sicilia con 82.290 e Puglia con 73.773. Al quinto posto il Lazio, prima regione del Centro Italia, con 66.650 reati. La Lombardia, ottava in classifica, è la prima regione del nord Italia con 37.794 reati. I reati nel ciclo illegale del cemento, che ammontano a 215.831, e quelli del ciclo dei rifiuti, 146.480, si confermano in questi tre decenni a livello nazionale quelli prediletti dagli ecomafiosi. Per quanto riguarda i reati nel ciclo illegale del cemento, le regioni più colpite sono: la Campania (30.177 reati), seguita da Calabria (22.849) e Puglia (18.788 illeciti penali). Al quarto posto figura il Lazio (18.115), seguito da Sicilia (17.346 reati) e Toscana, sesta con 14.044 illeciti penali. Prima regione del Nord è di nuovo la Lombardia (10.831), seguita dalla Liguria (8.409). Sul fronte ciclo illegale dei rifiuti, la Campania è sempre in testa alla classifica (22.400 reati), seguita da Puglia (14.516), Calabria (10.810) e Lazio (9.989). La Sicilia è al quinto posto (9.972) e precede nell’ordine Toscana (8.263 reati) e Lombardia, che si conferma prima regione del Nord, con 7.586 illeciti penali nel ciclo dei rifiuti. Da segnalare in questa classifica l’ottavo posto del Piemonte, con 7.044 reati, che figura invece al 12° posto nella classifica per l’illegalità ambientale complessiva. “Senza legalità non c’è tutela ambientale”, osserva Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. In questi 30 anni, ricorda, anche grazie alla collaborazione con i carabinieri, con tutte le forze dell’ordine e le capitanerie di porto, sono stati raggiunti risultati importanti, come l’introduzione nel Codice penale dei delitti contro l’ambiente e di quelli a tutela del patrimonio culturale. “I dati presentati oggi ci ricordano che non bisogna abbassare la guardia e che al centro delle scelte politiche va messa la salvaguardia dell’ambiente come ci ricorda l’articolo 9 della Costituzione italiana”, scandisce Ciafani, che chiede che vengano approvate quelle norme che ancora mancano all’appello in fatto di prevenzione e controllo, come i reati contro gli animali, le agromafie, l’agropirateria e un impegno più forte nella lotta all’abusivismo edilizio. Il numero complessivo delle inchieste sull’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti è di 608, registrate dal febbraio 2002 (prima applicazione dell’art. 53 bis del decreto Ronchi, attuale delitto previsto dall’art. 452 quaterdecies del Codice penale), con 3.424 arresti, 10.772 denunce, 1.691 aziende coinvolte e 51 stati esteri interessati, soprattutto europei e africani. In 309 inchieste (pari al 50,8% del totale) è stato possibile ricostruire il totale dei rifiuti sequestrati, pari a 60,576 milioni di tonnellate: per il 40,49% si tratta di fanghi di depurazione e per il 39,64% di rifiuti industriali misti. Trasportate su un tir da 25 tonnellate, lungo 13,6 metri, le 60.576.000 tonnellate sequestrate sarebbero equivalenti a 2.432.040 tir, per una coda di 32.953 chilometri. “Dal 1994 ad oggi è cresciuta la consapevolezza della minaccia delle ecomafie”, conferma Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente. “Oggi – riferisce – chi indaga ha efficaci e importanti strumenti, primo fra tutti la legge sugli ecoreati approvata a maggio 2015, ma c’è ancora molto da fare anche a livello europeo. Per questo è fondamentale che l’Italia recepisca quanto prima la direttiva europea sulla tutela penale dell’ambientE”.
ECOMAFIE, LEGAMBIENTE: IN TRENT’ANNI QUASI UN MILIONE DI ILLECITI
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