Ucciso con sette pallettoni per la caccia al cinghiale all’interno della Riserva Naturale del Litorale Romano. Questo quanto accaduto lo scorso novembre (ma la conferma dell’uccisione per mezzo di un fucile da caccia è arrivata solo oggi, a seguito du una necroscopia) a un giovane lupo che – come denuncia la Lipu locale – ha trovato la morte in un luogo che avrebbe dovuto garantirgli protezione.
Di seguito quanto scrive l’Oasi Lipu di Castel di Guido in un lungo post su Facebook:
Pubblichiamo questo post non solo per darvi un drammatico aggiornamento, ma soprattutto per denunciare duramente e pubblicamente quanto purtroppo ancora oggi, nonostante i numerosi sforzi profusi in questi anni, siamo costretti ad osservare nella nostra area protetta.
Il nostro aggiornamento pubblico arriva circa a due mesi dall’accaduto. In questo modo abbiamo permesso la conclusione delle indagini necessarie, forensi e genetiche e l’invio della dettagliata denuncia alla Procura della Repubblica.
Lo scorso 26 Novembre ci è stata segnalata la presenza di una carcassa di canide nelle campagne ai confini di Castel di Guido, all’interno della Riserva del Litorale Romano.
Arrivati sul luogo in breve tempo, accompagnati dalla Polizia Provinciale, i primi esami su campo ci hanno rivelato ben presto che si trattava con elevata probabilità di uno dei giovani lupi ibridi nati nella primavera scorsa dalla lupa Aurelia e dal maschio ibrido Nerone. La scorsa estate la cucciolata era infatti composta da 7 giovani (come pubblicato nel nostro ultimo aggiornamento), di cui 5 presentavano un fenotipo tipico (wild type, simile alla madre), mentre 2 avevano un fenotipo anomalo più scuro (più simile al padre melanico). Le analisi genetiche svolte dall’IZS di Lazio e Toscana ci hanno confermato nelle scorse settimane la nostra prima impressione. Il giovane rinvenuto senza vita era uno dei due giovani individui melanici nati nel Maggio 2019.
L’appartenenza del giovane lupo morto al branco che monitoriamo da ormai 7 anni veniva confermata nelle settimane seguenti anche dalle immagini delle nostre videotrappole, che non hanno più ripreso il giovane individuo con gli altri componenti del branco.
La notizia, seppur triste, poteva essere considerata “normale”, se si considera che nel lupo si registra una mortalità media di circa il 50% tra i giovani del primo anno (con picchi del 75% nelle aree alpine). Poteva essere considerata normale… Finchè la necroscopia effettuata sulla carcassa del giovane lupo ha rivelato la sua causa di morte: 7 pallettoni nel torace (munizione spezzata usata, illegalmente, per la caccia al cinghiale). La grave notizia non solo crea dolore, ma risalta alcune delle enormi contraddizioni che affliggono il nostro paese. Nel 2020 un giovane lupo può essere ancora ucciso a fucilate, per di più in un’area protetta. A tal proposito ricordiamo che il lupo è legalmente protetto nel nostro paese dal 1971, ed è oggi considerato una specie particolarmente protetta in Italia ai sensi della L. 157/92, e a livello europeo ai sensi della Direttiva Habitat e delle Convenzione di Berna. La normativa italiana ne vieta inoltre la cattura e l’uccisione, il disturbo, il possesso, il trasporto, lo scambio e la commercializzazione (D.P.R. 357/97, art. 8, cc. 1 e 2). La IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) inserisce il lupo appenninico tra le specie vulnerabili.
Violare le norme e le regole stabilite da questi riferimenti normativi significa essere un bracconiere. Bracconiere è chi spara a specie protette, chi caccia in tempi o in aree di divieto, chi caccia con modalità e mezzi vietati, chi cattura illegalmente animali protetti e non. Ancora oggi purtroppo l’Italia è terreno di bracconaggio diffuso. E anche la nostra area non fa eccezione. Un diffuso bracconaggio incide sulla nostra area da anni, soprattutto diretto verso il cinghiale (specie che non gode di particolari regimi di protezione), ma che colpisce spesso anche altre specie, protette e non. Purtroppo ancora oggi gli episodi di bracconaggio restano nella maggioranza dei casi impuniti.
In Italia si stima che circa 400 lupi ogni anno muoiano per cause umane dirette ed indirette. Si tratta di circa il 20% della popolazione presente nel nostro paese. Ed il bracconaggio (tramite arma da fuoco, veleno e lacci) occupa ancora oggi un posto di rilievo tra le cause di mortalità. Nel caso del lupo, il conflitto che porta a simili vigliacchi atti è generalmente dovuto da una parte ai possibili danni (predazioni su bestiame) che la presenza del lupo può creare al settore zootecnico, e dall’altra all’idea antica e smentita dalla scienza (ma purtroppo ancora radicata in parte del mondo venatorio) che vede il lupo come un competitore per i cacciatori. A tal proposito è bene ribadire che proprio recenti studi scientifici dimostrano come le uccisioni di lupi (legali o illegali) non diminuiscono il conflitto con la zootecnia, ma anzi rischiano spesso di inasprirlo a causa della disgregazione sociale dei nuclei familiari, che porta individui solitari a rivolgere le attenzioni preferenzialmente verso prede “facili” come il bestiame non custodito. L’unica reale ed efficace strategia per annullare il conflitto è la prevenzione e la difesa del bestiame tramite cani da guardiania e recinzioni elettrificate.
È inoltre bene ribadire anche che il branco del Litorale Romano, dalle analisi fatte dal 2013 ad oggi, ha una dieta composta per il 94% da cinghiale, ed il conflitto con gli allevatori locali è decisamente trascurabile (pochissimi episodi sporadici).
Con le armi che abbiamo a disposizione noi continueremo a difendere questo territorio e la splendida natura che ospita.
Sottolineando anche la necessità che le autorità competenti alla gestione dell’area protetta svolgano al meglio e celermente i propri doveri istituzionali, ci auguriamo che le nostre attività di informazione, comunicazione, sensibilizzazione, unite ad un severo controllo del territorio, possano permetterci un giorno di non dover più dare aggiornamenti simili. Con l’impegno di tutti, in particolare degli organi di polizia preposti e la collaborazione attiva di ogni frequentatore o residente nella Riserva, si può debellare questa vile pratica e punire adeguatamente chi commette tali atti.
Nell’immagine il giovane rinvenuto morto lo scorso 26 Novembre.
(Testo e foto dalla pagina Facebook Lipu Castel di Guido. Foto censurata)