Colpa di inquinamento e scarsa qualità dell’habitat
Sono rimaste poco meno di 300. Un numero inferiore persino a quello dei soldati spartani delle Termopili. E hanno, se possibile, ancora più nemici: la degradazione dei fiumi, la presenza dell’uomo e l’inquinamento. E’ questo il bilancio della lotta per la sopravvivenza della lontra che nel nostro paese vive solo in alcune zone del sud (Basilicata, Calabria, Campania e Puglia) e del centro-sud (Molise e Abruzzo). A rivelarlo sono i dati diffusi dal Corpo forestale dello Stato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. La lontra è un mammifero fondamentale per gli ecosistemi fluviali e in Europa è concentrata soprattutto in Finlandia, Irlanda, Scozia, Portogallo, Grecia e in alcuni Paesi dell’Est. In Italia il corpo forestale in collaborazione con diverse università del paese, sta attuando un piano d’azione per la conservazione della lontra per aumentare il numero della popolazione, così che la specie possa soffrire un minor rischio di estinzione. I risultati sono incoraggianti: dai circa 100-130 esemplari degli anni ’90 si è passati ai circa 260 dei giorni nostri. Il piano del Cfs prevede anche che venga assicurato un contatto tra le diverse popolazioni, in particolare tra quella molisana e quella meridionale, grazie all’innalzamento della qualità ambientale di bacini idrografici diversi. “E’ necessario sia favorire l’espansione dell’attuale popolazione italiana verso nord in aree idonee del Lazio e dell’Abruzzo – fanno sapere gli esperti del Corpo Forestale – che quella della popolazione austriaca in territorio italiano (Friuli, Veneto e Trentino Alto Adige)”.