Lo scontro si trasferisce nelle aule giudiziarie
Com’era prevedibile, approda al TAR la questione del referendum sulla caccia “scippato” in extremis dal Consiglio regionale del Piemonte. Lo hanno spiegato gli stessi promotori e i loro legali, illustrando due distinte iniziative giudiziarie: un ricorso per ottemperanza al TAR del Piemonte con richiesta di disapplicazione dell’art. 40 della Legge Finanziaria o invio della stessa legge alla Corte Costituzionale per illegittimità costituzionale e la richiesta al Presidente del Consiglio dei Ministri di avvio delle procedure di scioglimento del Consiglio regionale del Piemonte e/o rimozione del Presidente Cota ex art. 126 della Costituzione per atti contrari alla Costituzione e per gravi violazioni di legge.
Scrivono gli avvocati del comitato: l’abrogazione della Legge regionale n. 70/96, inserita in tutta fretta nella Legge Finanziaria, effettuata dal Consiglio Regionale al solo scopo di impedire il voto popolare, altro non è che un escamotage volto ad eludere il giudicato della Corte d’Appello e del TAR. Tale atto, seguito dal decreto del Presidente Cota di arresto delle operazioni referendarie, “si traduce in uno stravolgimento del quadro normativo regionale in materia di tutela della fauna con grave detrimento per l’ambiente e con la violazione delle direttive comunitarie ed in spregio dei principi costituzionali vigenti”
Prossimamente il Comitato referendario presenterà una richiesta di danni in sede civile e forse un esposto penale.