Anche se ufficialmente la stagione venatoria apre la terza domenica di settembre, grazie ai regali delle regioni da domani i cacciatori potranno imbracciare quasi ovunque il fucile per “divertirsi” ad uccidere avifauna ancora interessata dalla fase di dipendenza dei piccoli dei genitori, particolarmente tutelata dall’Unione Europea. Le cosiddette aperture anticipate interessano moltissime regioni: Basilicata, Calabria, Friuli, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Umbria, Toscana, Veneto. Su quest’ultima stamattina stamattina si espresso il Tar del Veneto che ha bloccato la preapertura della caccia concessa dalla Regione in deroga alla legge nazionale su ricorso delle Associazioni. I calendari venatori emanati continuano a presentare gravi profili di illegittimità per questo l’Ente Nazionale Protezione Animali ricorrerà alla Corte dei Conti.
Ogni anno le vittorie dell’Enpa e delle associazioni ambientaliste ed animaliste contro i calendari venatori sono schiaccianti. A questo si uniscono varie sentenze di Corte Costituzionale, ma anche del Consiglio di Stato. Tuttavia le regioni continuano a far finta di nulla, anzi, aumentano la pressione venatoria, aggiungendo anche specie in declino numerico nel carniere in violazione di leggi e dei pareri scientifici dell’Ispra. E’ una situazione insostenibile, considerando che la fauna selvatica non è di proprietà delle regioni né tanto meno dei cacciatori, ma è un bene indisponibile dello Stato su cui grava l’obbligo di tutela.
L’Ente Nazionale Protezione Animali da tempo denuncia la mancanza di piani faunistico-venatori aggiornati- strumento necessario per redigere i calendari – e l’arroganza delle regioni, che calpestano persino il Ministero dell’Ambiente e l’Europa stessa, ad esempio inserendo, nonostante tutti i pareri contrari, moriglione e pavoncella tra le specie oggetto di caccia. Nel Lazio, ad esempio, il Presidente della Regione Nicola Zingaretti, nonostante le rimostranze delle associazioni, ha permesso l’ingresso di un gran numero di cacciatori nelle aree contigue al parco nazionale Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise- mettendo in grave difficoltà animali come lupi ed orsi marsicani abruzzesi. In Veneto, invece, si promuove l’autoconsumo di carne di cinghiale, mettendo a rischio la salute pubblica.
Chi firma delibere o atti palesemente illegittimi – e non può certo trattarsi di errori in buona fede – deve pagare di tasca propria il danno subito dai cittadini italiani, che vedono diminuire drasticamente il patrimonio faunistico per responsabilità di politici o funzionari poco inclini al rispetto delle leggi. Per questo, l’Enpa interpellerà la Corte dei Conti. Basta calpestare le leggi, basta con lo sterminio di milioni di animali per una attività “ludica” violenta e che alimenta anche vittime tra le persone. Fermiamo subito questa mattanza!
(Testo e foto da Enpa.it)