400 mila firme per chiedere sanzioni più dure nel Codice penale
Madrid, Las Palmas, Avila, Burgos: in queste e in altre ventisette città spagnole -escluse quelle andaluse e asturiane impegnate nel voto – domenica alle sei di sera, sono scesi in piazza centinaia di manifestanti, con i beniamini al seguito (soprattutto cani), per sollecitare l’inasprimento delle pene nel Codice penale nei confronti di chi maltratta gli animali e per far sì che la Spagna aderisca alla Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia. Lunedì 26, come spiega Marta Esteban, protagonista della manifestazione madrilena, gli animalisti porteranno in Parlamento 400 mila firme per sostenere entrambe le cause. Lo rende noto l’agenzia spagnola Efe, che sottolinea il carattere ludico-festivo della protesta domenicale, con canti, balli e cagnolini porta-vessilli.
I partecipanti, che hanno risposto a un tam tam su internet, aderivano alla Seconda iniziativa popolare nazionale, che porta il titolo inequivocabile di “No al maltrattamento degli animali”. Una manifestazione organizzata da sette associazioni animaliste del Paese iberico: Equanimal, Mascoteros Solidarios, PACMA, Plataforma Dignidad Animal, La tortura no es cultura, Animanaturalis y Pro Setter España, e da decine di altre a livello regionale. Tutti insieme per difendere i diritti di chi non ha voce per farsi sentire.
Spiega la Esteban, da Madrid: “Il nostro Codice penale è stato riformato nel dicembre del 2010, ma, per quanto riguarda gli animali, è assolutamente insufficiente perché ammette eccezioni a seconda delle specie. Il toro, ad esempio, si può maltrattare per intrattenere il pubblico”. In Spagna, si sa, la tauromachia è tradizione antica e dura a morire. La maggioranza degli spagnoli sembra sorda alla sofferenza dei tori e non rinuncia al mito del sangue e dell’arena. Gli animalisti, invece, tutti in coda per dare la propria firma anche, e non solo, contro la Plaza de toros, i toreri, il toro bravo. Grandi e piccoli. Tra loro, una bambina di dieci anni, Maria, di Aranda de Duero (Burgos). Nei dintorni di casa sua, la piccola animalista è riuscita a raccogliere ben 140 firme perché “chi maltratta gli animali venga punito”. I problemi sono molti, le contraddizioni pure, come fa notare Antonia Gomez, a Murcia: “In Spagna è più grave non tenere il cane al guinzaglio che buttarlo in un pozzo”. E chiede, a gran voce, che chi maltratta gli animali si faccia almeno un anno di carcere.
Madrid, Las Palmas, Avila, Burgos: in queste e in altre ventisette città spagnole -escluse quelle andaluse e asturiane impegnate nel voto – domenica alle sei di sera, sono scesi in piazza centinaia di manifestanti, con i beniamini al seguito (soprattutto cani), per sollecitare l’inasprimento delle pene nel Codice penale nei confronti di chi maltratta gli animali e per far sì che la Spagna aderisca alla Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia. Lunedì 26, come spiega Marta Esteban, protagonista della manifestazione madrilena, gli animalisti porteranno in Parlamento 400 mila firme per sostenere entrambe le cause. Lo rende noto l’agenzia spagnola Efe, che sottolinea il carattere ludico-festivo della protesta domenicale, con canti, balli e cagnolini porta-vessilli.
I partecipanti, che hanno risposto a un tam tam su internet, aderivano alla Seconda iniziativa popolare nazionale, che porta il titolo inequivocabile di “No al maltrattamento degli animali”. Una manifestazione organizzata da sette associazioni animaliste del Paese iberico: Equanimal, Mascoteros Solidarios, PACMA, Plataforma Dignidad Animal, La tortura no es cultura, Animanaturalis y Pro Setter España, e da decine di altre a livello regionale. Tutti insieme per difendere i diritti di chi non ha voce per farsi sentire.
Spiega la Esteban, da Madrid: “Il nostro Codice penale è stato riformato nel dicembre del 2010, ma, per quanto riguarda gli animali, è assolutamente insufficiente perché ammette eccezioni a seconda delle specie. Il toro, ad esempio, si può maltrattare per intrattenere il pubblico”. In Spagna, si sa, la tauromachia è tradizione antica e dura a morire. La maggioranza degli spagnoli sembra sorda alla sofferenza dei tori e non rinuncia al mito del sangue e dell’arena. Gli animalisti, invece, tutti in coda per dare la propria firma anche, e non solo, contro la Plaza de toros, i toreri, il toro bravo. Grandi e piccoli. Tra loro, una bambina di dieci anni, Maria, di Aranda de Duero (Burgos). Nei dintorni di casa sua, la piccola animalista è riuscita a raccogliere ben 140 firme perché “chi maltratta gli animali venga punito”. I problemi sono molti, le contraddizioni pure, come fa notare Antonia Gomez, a Murcia: “In Spagna è più grave non tenere il cane al guinzaglio che buttarlo in un pozzo”. E chiede, a gran voce, che chi maltratta gli animali si faccia almeno un anno di carcere.