La lobby degli allevamenti intensivi ha vinto un’altra battaglia in Europa: ha infatti ottenuto l’esclusione del settore dei bovini dalla direttiva sulle emissioni industriali. Come riporta Europa Today l’obiettivo della norma era quello di evitare l’equiparazione delle stalle di grandi dimensioni alle industrie, ma soprattutto di lasciare fuori i bovini dalla normativa, che al momento include allevamenti di pollame e di maiali, ma solo a partire da soglie molto elevate. Grazie ad una pressione l’industria della carne e dei prodotti lattiero-caseari è riuscita ad ottenere un successo grazie ai voti di tutto l’arco della destra, insieme al sostegno decisivo da parte di un alcuni membri liberali del gruppo Renew.
Per quanto riguarda gli allevamenti i deputati hanno votato per mantenere le norme in vigore che coprono gli allevamenti di suini con più di 2000 posti (oltre 30 kg), o con più di 750 posti per scrofe, e quelli di pollame con più di 40mila posti, nonché le aziende agricole con almeno 750 unità di bestiame (Uba). Il Parlamento – riporta sempre Europa Today – ha escluso di estendere il regime anche agli allevamenti di bovini, come proposto dalla Commissione europea con una soglia di 150 Uba per tutto il bestiame.
L’esecutivo europeo aveva chiesto di includere gli allevamenti intensivi nella nuova normativa, essendo considerati i principali responsabili di alcune tipologie di emissioni, in particolare di ammoniaca (connessa a pollame e suini) e del metano, legato alle mucche da latte e bovini da carne. Secondo le stime della Commissione europea la misura sugli allevamenti industriali avrebbe interessato meno del 2% degli allevamenti bovini più inquinanti dell’Ue. I dati dello European Environmental Bureau parlavano di circa il 13% degli impianti europei colpiti da queste misure. Per chi fosse rientrato nelle soglie, erano previsti costi maggiori, controlli superiori ma soprattutto l’impegno a dover adottare le migliori tecnologie disponibili per abbattere le sostanze inquinanti.
(Foto di repertorio)