VIOLENZA E SPERANZA, IL 2017 DA ANGELO AL MOVIMENTO ANIMALISTA

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Il piano anti-lupo, l’uccisione dell’orsa KJ2, la sentenza della Cassazione sul caso Green Hill e quella del Tribunale sullo strazio del cane Angelo, la nascita del Movimento animalista: è stato un 2017 denso di avvenimenti, ancora e sempre segnato dalla violenza e dall’indifferenza, ma anche da ragioni di speranza.

Il piano per il “prelievo” del lupo, rinviato l’ultima volta il 6 dicembre scorso, e l’uccisione deliberata dell’orsa (12 agosto) sono due episodi della battaglia epocale in corso sulla gestione della fauna selvatica in generale: agricoltori, allevatori, cacciatori fanno leva sui poteri locali (le Regioni) per avere “mano libera” contro i grandi carnivori e gli ungulati, mettendo in discussione perfino le regole europee. E’ una delle sfide maggiori che attendono non solo le associazioni protezionistiche ma la politica, chiamata a comporre gli interessi particolari di alcune categorie con quello, collettivo, alla conservazione di un patrimonio naturale unico.

Le sentenze sul caso Angelo (26 maggio) e sulla vicenda Green Hill (3 ottobre) evidenziano i pregi e i limiti della nostra legislazione. La decisione della Suprema Corte ha definitivamente rigettato il teorema degli animali come mero “prodotto da laboratorio”, ai quali non si applicherebbero le norme su maltrattamento e uccisione. E’ stata anche una dura sconfitta politica per la lobby della vivisezione. Fino all’ultimo, commentando il pronunciamento della Cassazione, l’associazione Pro-test Italia ha definito Green Hill “una struttura modello”: neanche un grammo di autocritica. La sentenza per i quattro giovani imputati di aver seviziato ed ucciso il randagio Angelo (16 mesi di reclusione con sospensione condizionale della pena) è stata ineccepibile. Ma proprio l’aver correttamente comminato il massimo mostra che, in casi di questo genere, le attuali sanzioni penali appaiono inadeguate.
Tra le ragioni di speranza va annoverata certamente la nascita del Movimento animalista (20 maggio). Negli anni i generosi sforzi delle associazioni hanno evidenziato che la questione animale è e resta una questione politica e dev’essere affrontata da quel lato: questa è l’intuizione che rende valida ed attuale l’iniziativa dell’on. Michela Vittoria Brambilla. Per cambiare non basta protestare e sensibilizzare, occorre essere dove si può operare il cambiamento, nelle istituzioni, a tutti i livelli. Rifletta chi, anche nel mondo animalista, non l’ha ancora capito o fa finta di non aver capito.
Non è difficile cercare le prove di quanto abbiamo detto. Basti pensare ai passi indietro compiuti dai governi Renzi e Gentiloni: la proroga dei test in vivo sulle sostanze d’abuso, l’applicazione della “tenuità del fatto” che praticamente indebolisce la tutela penale degli animali; l’abolizione del Corpo forestale dello Stato, assorbito dai Carabinieri, e delle Polizie Provinciali impegnate nella vigilanza venatoria; la tendenza alla resa dello Stato sulla gestione della fauna selvatica, i continui regali ai cacciatori. Anche le poche cose positive, per esempio il tentativo di intervenire sullo sfruttamento degli animali nei circhi, sono state offuscate da esasperate mediazioni: il “superamento” dell’utilizzo degli animali c’è, ma senza dire né quando né come.
Insomma, non basta premere sul Palazzo, bisogna entrarci e far sentire la voce dei milioni di italiani che amano gli animali e vogliono rispettati i loro diritti.

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