Lo stato di conservazione delle zone umide in Italia e nel resto dell’Europa non è soddisfacente: il 47,6% di questi ambienti è in “cattivo” stato di conservazione, il 31,7% è “inadeguato” e solo il 4,7% è in uno stato “favorevole”. Lo afferma la Lipu richiamando un report dell’Ispra e rilevando che solo in Italia, nelle zone umide vivono oltre 100 specie di uccelli selvatici come anatre, aironi, limicoli, ma anche molti passeriformi, che vi nidificano, svernano o le usano come tappa nel lungo viaggio migratorio. In occasione della Giornata mondiale delle zone umide che si svolge domenica 2 febbraio, la Lega italiana protezione uccelli ricorda che numerose oasi e riserve gestite dall’associazione ospiteranno visite guidate, osservazione birdwatching e censimenti di ornitologi. Oltre ad ospitare una parte della biodiversità di specie animali e vegetali le aree umide esse ci proteggono da inondazioni e sono una preziosa riserva d’acqua, ricorda la Lipu. “Nonostante l’evidente contributo che ecosistemi come zone umide e foreste possono fornire alla lotta ai cambiamenti climatici – afferma Claudio Celada, direttore Area Conservazione della natura della Lipu-BirdLife Italia – gran parte del territorio dell’Unione europea è ancora degradato a causa della deforestazione o cattiva gestione delle foreste e delle aree umide, impattati anche dagli effetti di pratiche agricole intensive anche per la coltivazione di colture bioenergetiche”. Questo degrado del territorio può essere cambiato con politiche che prevedano soluzioni basate sulla natura come prevede “la Strategia dell’Unione europea sulla biodiversità per il 2030, che mira a ripristinare gli ecosistemi degradati e ad ampliare le aree protette in tutta l’Unione” conclude Celada.
ZONE UMIDE, LIPU: IN ITALIA META’ E’ IN CATTIVO STATO DI CONSERVAZIONE

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