Gli ostacoli al commercio sono un tema che pesa sulla Cop30, mentre la Cina spinge per esportare più liberamente le sue tecnologie verdi. Le grandi economie mettono anche in discussione l’Europa per la sua tassa sul carbonio su prodotti come l’acciaio o i fertilizzanti. I paesi in via di sviluppo, non interessati da questo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam), temono che il dispositivo possa ispirarne altri. Ambizione politica e finanza dominano tradizionalmente le discussioni delle Cop: da quanto ridurre le emissioni di gas serra a quali fondi fornire ai paesi in via di sviluppo per abbandonare le energie fossili. Oltre alla Cina, Paesi come l’India o il Brasile hanno tentato negli anni passati di imporre il commercio internazionale come tema, senza successo fino a quest’anno. Una bozza di accordo finale pubblicata dalla presidenza brasiliana della COP30 dedica un paragrafo al commercio, in cui vengono presentate diverse opzioni concorrenti, più o meno forti. Il tono era stato dato durante la visita dei capi di Stato e di governo a Belem, dove il vice primo ministro cinese Ding Xuexiang aveva esortato a “rimuovere le barriere al commercio e garantire la libera circolazione dei prodotti verdi di qualità”. L’Ue impone pesanti dazi doganali sui veicoli cinesi, che possono superare il 45% a seconda del costruttore. Il Canada e gli Stati Uniti fanno ancora di più, superando il 100%. Un negoziatore di un paese del Sud-Est asiatico spiega che in questa regione ci si affida a tecnologie cinesi a basso costo. Il Cbam, che dovrebbe evitare la concorrenza sleale di aziende soggette a norme ambientali meno severe rispetto all’Unione Europea, è severamente criticato dai paesi emergenti. “I paesi del Nord, dopo aver utilizzato industrie ad alta intensità di carbonio per svilupparsi, stanno chiudendo le porte ai paesi del Sud”, riassume Mohamed Adow, del centro di riflessione Power Shift Africa. La preoccupazione va oltre le industrie interessate. Un negoziatore di un paese africano esportatore di cacao è preoccupato per la futura normativa anti-deforestazione dell’UE, che richiederà la prova che un prodotto non proviene da un terreno recentemente ricavato dalla foresta. I 27 insistono nel dire che il Cbam mira a obiettivi strettamente climatici e non economici. “Dare un prezzo al carbonio è una strada che dobbiamo esplorare con il maggior numero possibile di persone, il prima possibile”, ha ribadito lunedì il commissario europeo per il Clima, Wopke Hoekstra. La Russia ha contestato il meccanismo dinanzi all’Organizzazione mondiale del commercio, ma i suoi organi di contenzioso sono paralizzati dal 2019. Il Regno Unito e il Canada stanno valutando l’introduzione di una propria tassa sul carbonio. Nessuno si aspetta che la COP di Belém risolva “magicamente” queste controversie, sottolinea David Waskow, del centro di ricerca World Resources Institute. “Vogliamo portarle alla luce, vogliamo stimolarci a vicenda. A volte questo può portare a ripensare le politiche”.
Editoriale
LA “LAUDATE DEUM” E I PASSERI DELL’EVANGELISTA
5 Ottobre 2023
di Danilo Selvaggi* “Laudate Deum”, la nuova Esortazione apostolica di Papa Francesco, rappresenta un aggiornamento dell’enciclica “Laudato si”, di cui ...
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