CON I-AMICA SULL'EVEREST COME SUL GOLFO DI NAPOLI

I-Amica. Si chiama così il progetto promosso dal dipartimento “Terra e Ambiente” del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e dal comitato EvK2Cnr per sperimentare nel bacino del Mediterraneo le tecnologie d’alta quota già usate sull’Himalaya. L’idea è stata presentata alla Stazione marittima di Napoli.
L’acronimo I-Amica sta per Infrastruttura di Alta tecnologia per il monitoraggio integrato climatico-ambientale. E rientra in un programma per lo sviluppo del Sud che ha l’obiettivo di mettere a punto laboratori di eccellenza per costruire piattaforme e strumenti per tenere sotto controllo il clima e lo stato di salute dell’ambiente.
Il progetto, nato in Lombardia, è partito lo scorso gennaio con l’impegno di sette istituti del Cnr dalle competenze più diverse: dalle scienze del clima all’ambiente costiero, dall’inquinamento atmosferico e marino ai sistemi agroforestali, fino al rilevamento elettromagnetico e alle reti informatiche.
Gli elementi principali di I-Amica sono le strutture per il monitoraggio climatico-ambientale e le attività di sviluppo tecnologico che permetteranno di sviluppare una rete di osservazione integrata in undici località: da Napoli ed Eboli, in Campania, a Lecce e alla Murgia, in Puglia; da Lamezie Terme, Logobucco e la Sila, in Calabria, a Marettimo sulle siciliane isole Egadi.
I risultati delle ricerche fatte nel bacino del Mediterraneo si trasformeranno in informazioni importanti per altri progetti europei ed internazionali nel settore del clima e dell’ambiente.
La tecnologia già sperimentata sulle vette asiatiche viene trasferita al mare. E il passaggio non è avventato, perché i cambiamenti climatici sulle cime dell’Himalaya hanno molti fattori in comune con quelli in atto nelle altre parti del mondo.

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