“Sì alla trasparenza, no alle gabbie, sì al segno distintivo cage-free” è l’appello che alcune associazioni – Animal Equality Italia, Animal Law Italia, CIWF Italia, ENPA, Essere Animali, Humane Society International/Europe, LAV, Legambiente e LNDC Animal Protection – a nome della coalizione italiana End the Cage Age hanno rivolto al Parlamento, durante la conferenza stampa tenutasi presso la Sala stampa della Camera dei Deputati, dal titolo “La fine delle gabbie: opportunità e sfide per sostenere la transizione del settore zootecnico in Italia”.
Presenti diversi parlamentari delle forze di opposizione che si sono uniti alla richiesta della creazione di un segno distintivo “cage-free” (“senza gabbie”) per tutte le specie allevate nell’ambito della specifica etichettatura relativa al “Sistema di qualità nazionale per il benessere animale” SQNBA che sarà sul mercato dall’anno prossimo.
La certificazione “cage-free” darebbe rilievo positivo ai prodotti provenienti da sistemi che non fanno uso di gabbie, riconoscendo l’impegno delle numerose aziende agroalimentari – tra cui molte italiane – che stanno eliminando gradualmente le gabbie dalle loro filiere . Sono già oltre 1.400 le aziende alimentari europee che si sono impegnate a non utilizzare le gabbie per l’allevamento delle galline impiegate nell’industria delle uova e ben oltre la metà di queste aziende ha già realizzato i propri impegni per vendere o utilizzare solo uova cage-free anche per i prodotti confezionati, mentre altre si sono impegnate a eliminare le gabbie per l’allevamento di scrofe e conigli (4). In Italia, tre importanti produttori del settore suinicolo hanno preso impegni pubblici e concreti per eliminare le gabbie per le scrofe dalle proprie filiere, generando un impatto economico positivo e allargando le possibilità per l’export del Made in Italy verso mercati esteri ed europei che presentano standard più elevati, come Regno Unito e Svezia.
I parlamentari presenti hanno raccolto questa istanza presentando un apposito emendamento alla Legge di bilancio 2025, con cui si chiede l’introduzione di un chiaro segno distintivo “cage-free” all’interno dell’attuale sistema di certificazione SQNBA per valorizzare il sistema produttivo italiano che ha già fatto investimenti. Tuttavia, la Commissione Bilancio ha dichiarato l’emendamento inammissibile.
“Siamo sorpresi e sconcertati che l’emendamento per la creazione del bollino ‘cage-free’ sia stato dichiarato inammissibile” – dichiarano le associazioni. “Sarà stata una svista o un mero errore formale, sarebbe inspiegabile perdere l’occasione, a costo quasi zero, per migliorare le condizioni degli animali allevati e, soprattutto, far uscire dal buio e dall’anonimato l’impegno delle tante aziende agroalimentari italiane che stanno eliminando gradualmente le gabbie dalle loro filiere. Per far ciò queste aziende hanno compiuto investimenti a proprie spese e il minimo che Parlamento e Governo possono fare è permettere loro di rendere riconoscibili i loro prodotti da quelli che invece arrivano da animali in gabbia. Questa svista non chiude la questione, ci attendiamo che la battaglia politica per il riconoscimento di questo importante strumento di giustizia e trasparenza venga, con eventuali modifiche, raccolta e vinta da tutto il Parlamento sin da questa Legge di bilancio”.
In Europa, ogni anno oltre 300 milioni di animali allevati a fini alimentari – di cui almeno 40 milioni in Italia – trascorrono ancora tutta la vita o gran parte della vita in gabbia. Gli animali tenuti in gabbia sono rinchiusi in ambienti spogli, in condizioni di sovraffollamento o di totale privazione di contatti sociali, incapaci di girarsi su loro stessi o di esprimere anche i più basilari comportamenti naturali della specie. La ricerca scientifica dimostra che le gabbie sono gravemente dannose per il benessere degli animali: posizione da cui non si discostano, ma anzi confermano, i più recenti pareri scientifici dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare
Tuttavia, mentre a livello normativo europeo le cose, anche se lentamente, si stanno muovendo , la transizione verso sistemi senza gabbie da parte delle aziende del settore alimentare è già iniziata; riflesso, questa, anche della sensibilità dei cittadini-consumatori sul tema.
In occasione della conferenza stampa è stata proiettata la recentissima video-inchiesta realizzata da Compassion in World Farming (CIWF) in alcuni allevamenti di conigli italiani e polacchi. Immagini sconvolgenti, che hanno mostrato le drammatiche condizioni in cui vive la stragrande maggioranza dei 14 milioni di conigli allevati.
In Italia, cresce l’interesse pubblico verso il benessere animale, come dimostrano l’Eurobarometro 2023 – secondo cui il 93% dei cittadini italiani ritiene importante che gli animali allevati abbiano spazio sufficiente per muoversi, sdraiarsi e alzarsi – e il sondaggio realizzato da Youtrend/Quorum per la campagna Vote4Animals, in vista delle elezioni europee dello scorso giugno, secondo cui tre persone su quattro vorrebbero la fine delle crudeli pratiche diffuse negli allevamenti intensivi.“È urgente istituire il segno distintivo cage-free all’interno della nuova etichettatura sul benessere animale che altrimenti risulterebbe veramente vuota di significato. I consumatori hanno diritto alla trasparenza e alle aziende virtuose deve venire riconosciuto il valore aggiunto (e il vantaggio competitivo) di allevare senza le crudeli gabbie”, concludono le associazioni.
Editoriale
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