Berlusconi, Putin e la caccia: in un’intervista al “Corriere”, l’ex capogruppo di Fi alla Camera Fabrizio Cicchitto ha raccontato un episodio che mette bene in luce il rapporto tra lo scomparso leader del centrodestra e l’esercizio venatorio. Il modo migliore di esporre la vicenda è lasciare la parola al Cavaliere stesso, ospite dell’”amico Vladimir” durante uno dei tanti viaggi in Russia:
“Putin mi ha detto: “Silvio, andiamo a caccia”. Ho pensato: “A caccia? Non ho mai toccato un fucile”. Ma lui insisteva e allora l’ho accompagnato. Quando siamo arrivati nel bosco mi ha dato un fucile. Mi è venuta l’ansia. Mentre camminavamo nella neve, ha visto due caprioli e mi ha fatto cenno di mirarne uno: “Quello è il tuo. Spara”. Gli ho fatto capire che manco morto avrei sparato. Allora ha sparato lui a entrambi e li ha uccisi. Mi ha guardato soddisfatto: “Oggi ti offrirò un cibo straordinario”. È sceso giù dal pendio per andare verso gli animali, impugnando un coltello. Ha squartato una bestia ed ha estratto il cuore. Poi si è fatto consegnare da un uomo della scorta un vassoio di legno, me lo ha dato e ci ha messo sopra quel pezzo di carne sanguinante: “Sarà un pasto eccezionale”. Mi è venuto un colpo. Mi sono nascosto dietro un albero e ho vomitato”. Il silenzio dopo il racconto, ricorda Cicchitto, durò per alcuni, interminabili secondi. Finché Berlusconi chiosò: “Forse è solo l’abitudine di un cacciatore”. Infatti l’amicizia tra l’indiscusso protagonista della politica italiana degli ultimi trent’anni e il presidente russo non è mai venuta meno.