CLIMA AI POLI, DATI TRASFORMATI IN MUSICA PER QUARTETTO D’ARCHI

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I dati sul clima raccolti ai Poli in un periodo di oltre 30 anni sono stati trasformati in una composizione musicale pensata per un quartetto d’archi: a ricoprire il doppio ruolo di ricercatore e compositore è stato Hiroto Nagai dell’Università giapponese Rissho. I dettagli sul modo in cui è stata messa a punto la composizione, della durata di circa 6 minuti ed eseguita 2023 da musicisti professionisti all’Università Waseda di Tokyo, sono pubblicati sulla rivista iScience. La scelta di combinare rappresentazioni grafiche e musicali dei dati potrebbe essere, dice Hiroto Nagai, uno strumento potente per suscitare emozioni e curiosità intellettuale nel pubblico. Il ricercatore-musicista ha utilizzato un programma che permette di trasformare in suoni i dati sull’ambiente, attribuendo suoni diversi alle misure rilevate mensilmente su radiazioni solari, precipitazioni, temperature e spessore delle nuvole. I dati utilizzati, raccolti tra il 1982 ed il 2022, provengono da quattro località polari: un sito di carotaggio in Groenlandia, una stazione satellitare nell’arcipelago norvegese delle Svalbard e due stazioni di ricerca giapponesi in Antartide. Il passo successivo ha visto la trasformazione di questa raccolta di suoni in una composizione musicale vera e propria suonata da due violini, una viola e un violoncello. Il ricercatore ha assegnato gruppi di dati diversi ai vari strumenti, ha sovrapposto alcuni passaggi e ha anche introdotto diverse tecniche di esecuzione musicale, come il pizzicato e lo staccato. Nagai ha poi aggiunto anche un tocco più artistico, introducendo il ritmo, rimuovendo deliberatamente alcuni suoni e inserendo anche parti scritte da lui, quindi non basate sui dati. “Al primo ascolto mi è sembrato un tipico pezzo contemporaneo: il flusso della musica era difficile da memorizzare velocemente, all’inizio è stato piuttosto impegnativo”, commenta Haruka Sakuma, il secondo violino del quartetto che si è esibito dal vivo. “Spero fortemente che questa composizione segni una svolta significativa – conclude Hiroto Nagai – per passare da un’era in cui solo gli scienziati gestiscono i dati ad una in cui anche gli artisti possano sfruttarli liberamente per realizzare le loro opere”.

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