CLIMA, ITALIA “SOTT’ACQUA” NEL 2100: A RISCHIO VENEZIA E CAGLIARI

veneziapaolodareggio.jpg

L’Italia è sempre più esposta agli effetti dei cambiamenti climatici, e per via dell’innalzamento del livello del mare, dalle coste ai porti sono a rischio di finire per esempio sott’acqua al 2100 Venezia e Cagliari. Questo quanto emerge dal XVII rapporto ‘Paesaggi sommersi’ della Società geografica italiana (Sgi) – presentato a Palazzetto Mattei oggi a Roma – in cui si riporta la mappa della crisi climatica nei territori costieri italiani. L’Italia – si fa presente – “rischia di perdere circa il 20% e il 45% delle proprie spiagge al 2050 e al 2100 rispettivamente con punte in Sardegna, Lazio, Friuli-Venezia Giulia e Campania”.
I fattori sono diversi: innalzamento dei mari, rischi di inondazioni temporanee o permanenti, erosione, pressione demografica e urbanistica. In base agli scenari più attendibili nel 2100 saranno diverse le aree sotto il livello del mare. I territori più a rischio sono l’Alto Adriatico, la costa pugliese intorno al Gargano, diversi tratti della costa tirrenica tra la Toscana e la Campania, le aree di Cagliari e Oristano. In pericolo sono anche la metà delle infrastrutture portuali, diversi aeroporti, più del 10% delle superfici agricole, buona parte delle paludi, delle lagune e le zone costiere cosiddette anfibie, a cominciare dal delta del Po e dalla laguna di Venezia.La crisi climatica – viene spiegato – avrà “un impatto enorme sulle aree agricole costiere con un’accelerazione dei processi di salinizzazione che imporranno pesanti strategie di adattamento e sui litorali urbanizzati. Secondo stime inedite sono 800mila le persone che vivono in territori sotto il livello del mare atteso e che rischiano processi di ricollocazione, o che dovranno essere protetti da difese costiere artificiali sempre più pervasive”. La fascia costiera “non è solo la zona in Italia con la maggior percentuale di suolo artificiale e urbanizzato, ma è anche un’area dove il consumo di suolo prosegue incessante. Questo nonostante diverse norme e politiche abbiano tentato di impedire nuove costruzioni nelle zone limitrofe alle coste. Norme quasi interamente inapplicate non solo per via dell’abusivismo, ma anche per il ruolo preponderante” del turismo.
“Bonifiche, urbanizzazione, infrastrutturazione, abusivismo: abbiamo trasformato la fascia costiera, un ambiente dinamico e instabile, in una linea di costa rigida e quindi fragile e vulnerabile – osserva Stefano Soriani dell’università Ca’ Foscari Venezia – è ora indispensabile un cambiamento profondo dei regimi di gestione e pianificazione costiera, oltre che una ineludibile ma affatto scontata presa d’atto della centralità della ‘questione coste’ e della necessità di una sua ricomposizione a scala nazionale”. “Il rischio non è solo la perdita di spiagge o l’inondazione dei litorali di costa bassa, urbanizzati o meno – rileva Filippo Celata dell’università di Roma Sapienza – ma una sempre più pervasiva artificializzazione della linea di costa, con profonde implicazioni paesaggistiche e di aggravamento della vulnerabilità. L’unica alternativa è fare il contrario di quanto fatto fin qui: rinaturalizzare i litorali per sfruttare la loro capacità di adattamento”. “Da quasi vent’anni la Società geografica italiana realizza, con i suoi rapporti, approfondite analisi dei problemi del territorio italiano – dichiara Claudio Cerreti, presidente della Società geografica italiana – cerchiamo di non alimentare allarmismi e catastrofismi; al contrario, proviamo a proporre ai decisori politici un quadro equilibrato e, su quella base, possibili interventi di mitigazione dei problemi”.

Condividi su
Facebook
Twitter
WhatsApp
Email

Editoriale

Editoriale
LA “LAUDATE DEUM” E I PASSERI DELL’EVANGELISTA
di Danilo Selvaggi* “Laudate Deum”, la nuova Esortazione apostolica di Papa Francesco, rappresenta un aggiornamento dell’enciclica “Laudato si”, di cui ...
Torna in alto