"EUROGROUP FOR ANIMALS": IL BENESSERE ANIMALE NEGLI ACCORDI UE SUL COMMERCIO

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Provvedimenti sul benessere animale dovrebbero essere pienamente integrati negli “Accordi sul libero commercio stipulati dall’Ue con Paesi terzi. Lo chiede Eurogroup for animals, la maggiore organizzazione europea impegnata nella tutela del welfare animale, in un dettagliato briefing sugli accordi commerciali “di ultima generazione”.
In precedenza, osserva Eurogroup, gli accordi erano negoziati essenzialmente per ridurre o eliminare del tutto le barriere doganali tra i contraenti. Con la “Global Europe Initiative”, nel 2007, l’Ue ha lanciato un nuovo tipo di accordi che prendono in considerazione anche barriere non-commerciali, come le misure sanitarie e fitosanitarie e lo sviluppo sostenibile. Questo approccio ha trovato conferma anche nella nuova strategia “Commercio, cvrescita e Affari internazionali” del novembre 2010. Ciò che l’organizzazione animalista chiede è la piena integrazione delle norme sul welfare animale negli accordi commerciali, al duplice scopo di promuovare il benessere degli animali nei Paesi terzi ed evitare l’ìmpatto potenzialmente negativo di alcune liberalizzazioni nel commercio.
Per 35 anni l’Ue ha sviluppato regole sul benessere animale, criticabili quanto si vuole, che coprono sia gli animali utilizzati per produrre cibo che quelli usati per la ricerca, e ormai ha incluso nel trattato sul proprio funzionamento un articolo, il 13, che definisce gli animali “esseri senzienti” e prescrive di tener pienamente conto delle loro esigenze in fatto di benessere. Inoltre la strategia sullo sviluppo sostenibile adottata nel 2006 impegna, per scongiurare minacce alla salute umana, a “continuare a promuovere standard elevati di salute e benessere animale nell’Ue”. Non solo. Nel suo rapporto “Agricoltura europea e commercio internazionale” dell’8 febbraio 2011 l’Europarlamento ha messo in guardia la Commissione, sollecitando “importazioni agricole che diano ai consumatori europei le stesse garanzie in termini di tutela, welfare animale, protezione dell’ambiente e un livello minimo di standard sociali assicurate dai metodi di produzione europei”.
Insomma, quello europeo è uno dei mercati più ambiti del mondo per le produzioni agroalimentari. A maggior ragione, in sede di negoziato, l’Unione può farsi sentire e chiedere che i contraenti prendano in considerazione gli standard europei di sviluppo sosteni bile e la specificità degli animali, che non possono essere considerati “merci” come le altre.

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