IN CRESCITA IL MOVIMENTO DEGLI AMBIENTALISTI ISLAMICI

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Si ispira ai precetti sulla natura contenuti nel Corano

Fino a pochi anni fa il mondo musulmano non considerava la crisi ecologica come un suo problema: la percepiva come un danno prodotto dai Paesi occidentali e dalle loro economie. Oggi, invece, sempre più abitanti dei Paesi islamici sono in prima fila nella lotta al riscaldamento globale. Secondo il sondaggio “Pew Global Attitudes 2010” Turchia e Libano sono il secondo e il terzo Paese al mondo per numero di cittadini che pensano ai cambiamenti climatici come a un problema molto grave (74 per cento e 71 per cento degli intervistati). Negli ultimi quattro anni i livelli di “preoccupazione ambientale” sono cresciuti anche in Egitto, Giordania e Indonesia. Una tendenza in contrasto con ciò che avviene negli Stati Uniti e in Europa, dove la percentuale dei “preoccupati” sta diminuendo.

Insomma, i musulmani toccati dalle tematiche green crescono sempre di più. E hanno anche un opinion leader, il professore iraniano Seyyed Hossein Nasr, docente di studi islamici alla George Washington University. Il professore ha trascorso decenni nell’interno dell’Iran per predicare il suo messaggio di rispetto dell’ambiente, tratto direttamente dal Corano. “ll Corano è pieno di lezioni su come non sprecare l’acqua attraverso il corretto uso del suolo, sulla gestione degli alberi e sulla compassione per gli animali e gli uccelli”, spiega. “Quando ho cominciato a parlarne, negli anni Settanta, non mi ascoltava nessuno. Ora invece i musulmani con una sensibilità per l’ambiente sono sempre di più: i precetti contenuti nel Corano sono diventati uno stile di vita per molti”.
I motivi propulsori di questa svolta? Sono legati in parte al timore scatenato dai disastri ambientali degli ultimi anni, come le alluvioni che hanno colpito l’Indonesia: “Queste catastrofi hanno risvegliato nelle coscienze dei musulmani le immagini dei giorni dell’apocalisse descritti dal Corano”, spiega Adil Najam, docente all’Università di Lahore, in Pakistan. Ma non si tratta solo di credenza religiosa: le conseguenze più catastrofiche del global warming – alluvioni, innalzamento del livello del mare, perdite per l’agricoltura – sono previste proprio nell’area del mondo in cui vivono 1,6 miliardi di musulmani (Bangladesh, Sudan, Indonesia). Consapevoli di questi rischi, le popolazioni di religione islamica stanno diventando sempre più sensibili ai temi ecologici.

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