LA "LISTA NERA" DEGLI ANIMALI

Sono ospiti dei nostri boschi e delle nostre campagne da così tanto tempo che la maggior parte di noi neppure sa di aver a che fare con degli “stranieri”. Ma l’Unione europea considera le “specie esotiche invasive” – animali e piante non originari del vecchio continente e introdotti dopo il 1500 – “una delle più grandi minacce alla biodiversità e agli ecosistemi, con ripercussioni sull’economia e sulla società” ed approverà tra poco una “lista nera” di esseri viventi per le quali scatteranno misure di prevenzione, controllo, contenimento e, dove possibile, di eliminazione.

A casa nostra potrebbe essere l’inizio di un vero e proprio massacro: l’Italia ospita infatti almeno 23 delle 37 specie presenti nell’elenco. I fautori di una natura ricondotta all’originaria “purezza” già puntano l’indice contro i principali “invasori” da eliminare: le nutrie, classificate come “animali nocivi”; lo scoiattolo grigio americano, reo di aver quasi soppiantato quello rosso europeo; il “calabrone asiatico”, efficientissimo cacciatore di api; la tartaruga acquatica americana, frequentemente “liberata” in natura da proprietari stanchi di occuparsene, che colonizza gli habitat di quelle nostrane; il giacinto d’acqua ed altre piante asiatiche. Sono solo alcuni esempi.

Nessuno dei “cattivi”, in realtà, aveva intenzione di farci visita. A diffondere le specie invasive è stato l’uomo, per la sua stupidità e soprattutto per il proprio tornaconto. Guarda caso, nella lista degli “alieni” da eliminare mancano specie esotiche intensamente sfruttate, come il visone americano. La nutria, portata dal Sudamerica negli anni Trenta, non ha più mercato e quindi se ne deve andare, mentre il visone può restare per la gioia delle pelliccerie? Qualcosa non torna, anche nell’idilliaca evocazione di una natura riportata allo stato primordiale: un quadro statico che non corrisponde affatto alla realtà di una perpetua lotta per l’esistenza, in cui le specie nascono e muoiono, un processo che l’uomo ha soltanto accelerato.

Il “signore del creato” è il vero motore della “globalizzazione” biologica ed ora, a cose fatte, pensa di cavarsela con un massacro “scientifico”: non solo moralmente discutibile, ma spesso crudele e quasi certamente inutile. L’esperienza insegna che si tratta di crociate costosissime, che innescano stragi dolorose e indiscriminate e si concludono nella maggior parte dei casi con la clamorosa sconfitta degli aspiranti “terminator”. Noi stiamo dalla parte degli animali.

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