Il numero di morti a causa delle piogge torrenziali monsoniche in Pakistan registrato dall’inizio di luglio è triplicato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con un bilancio delle vittime che ha superato le 700 persone, inclusi 173 bambini. Lo afferma in un comunicato Save the Children, l’organizzazione internazionale che da oltre cento anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Secondo l’Autorità nazionale per la gestione dei disastri (Ndma), il Pakistan ha già registrato il 50 per cento di precipitazioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso durante la stagione dei monsoni, che raggiunge il picco tra giugno e settembre, e sono previste ulteriori precipitazioni. Più di 300 persone sono morte nella provincia nord-occidentale di Khyber Pakhtunkhwa dal 15 agosto, dopo che i nubifragi – un raro fenomeno meteorologico in cui cadono più di cento millimetri di pioggia in un’ora in un’area altamente concentrata – hanno innescato forti acquazzoni e inondazioni improvvise. Secondo i dati preliminari delle autorita’ provinciali, circa 60 scuole sono state danneggiate o distrutte nella provincia, con potenziali ripercussioni sull’istruzione per circa 8.000 bambini all’inizio delle lezioni a fine agosto. La stagione dei monsoni di quest’anno ha causato distruzione in tutta l’Asia. Una ricerca di Save the Children ha rilevato che, se l’aumento della temperatura globale fosse limitato a 1,5 gradi centigradi, circa cinque milioni di bambini nati nel 2020 sarebbero risparmiati da un’esposizione senza precedenti alle inondazioni fluviali. Pur avendo contribuito in misura minore alla crisi climatica, i minori ne stanno subendo il peso maggiore, in particolare i piu’ colpiti da disuguaglianze e discriminazioni nei Paesi a basso e medio reddito, come il Pakistan.
(Testo riportato da Nova, foto di repertorio)