I sistemi alimentari mondiali producono complessivamente il 35% delle emissioni mondiali di gas serra (Nature Food-FAO) e divorano una esorbitante quantità di risorse idriche e alimentari, sottraendole all’alimentazione umana per nutrire il meccanismo perverso delle fabbriche animali. Nei prossimi 25 anni la popolazione mondiale è stimata raggiungere i 10 miliardi di persone e non è più pensabile di risolvere la questione della sicurezza alimentare e quella dell’emergenza climatica – due temi strettamente correlati l’uno all’altro – senza modificare l’attuale modello agricolo, basato sull’industria della carne. Così l’Ente Nazionale Protezione Animali in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione che si celebra domani, mercoledì 16 ottobre.
Sino ad oggi – osserva l’associazione animalista – sono stati affrontati aspetti particolari della questione climatico-alimentare (emissioni inquinanti, norme sul presunto benessere degli animali allevati, trattamento dei reflui zootecnici), ma le pressioni delle lobby agricole hanno impedito di affrontare il problema alla radice, superando il modello fallimentare degli allevamenti intensivi, modellato a partire dalle cattive abitudini di consumo del “Nord del mondo”. «Un recente studio finlandese pubblicato su Nature Food dimostra oltre il 30% della produzione cerealicola globale è destinato a mantenere gli animali degli allevamenti e che il 40% della superficie coltivabile del pianeta viene utilizzata non per nutrire gli uomini, ma per alimentare le “fabbriche animali” dove – spiega Enpa – decine di miliardi di esseri senzienti, tra avicoli, ovini, bovini e suini, producono circa il 20% di tutti le emissioni climalteranti». Al riscaldamento globale gli allevamenti contribuiscono non soltanto in modo diretto, attraverso le loro emissioni, ma anche indirettamente attraverso la perdita di quelle foreste che vengono abbattute per fare spazio alle mega-stalle. Con i “polmoni verdi”, il pianeta perde anche il suo sistema naturale di stoccaggio del carbonio che, liberato in atmosfera, finisce per aggravare in misura esponenziale l’effetto-serra.
In questa prospettiva, la riconversione degli allevamenti intensivi non rappresenta più un’opzione, ma un passaggio imprescindibile per salvare il pianeta dal disastro climatico-ambientale e sostenere la crescente domanda di cibo. «La soluzione al problema non piace alle lobby ma è a portata di mano: dobbiamo smettere di alimentare un sistema perverso ed iniziare finalmente a nutrire l’uomo, sostituendo le proteine animali con quelle vegetali. Le uniche 100% cruelty free e realmente benefiche per la nostra salute e il nostro benessere”.