Traumatizzata dall’attacco dei lupi, l’Austria sta valutando il ripristino della caccia, con grande sgomento degli ambientalisti. Estinto nel XIX secolo, il lupo “rigorosamente protetto” in Europa dalla Convenzione di Berna è oggi registrato in 23 paesi dell’Ue dove la sua crescita suscita molte tensioni.
In Austria ha fatto il suo ritorno gradualmente a partire dal 2009. A suo agio nella regione, ha aumentato la sua presenza negli ultimi anni: dagli 80 individui registrati nel 2022 si è passati a 104 quest’anno.
L’argomento ha invaso quest’estate i tabloid del Paese alpino e i social network, suscitando reazioni di ansia. Perdita di valore del terreno, mucche che diventano aggressive: a pochi chilometri da Arbesbach Gerhard Fallent, la cui mandria è stata anch’essa attaccata, continua ad elencare i gravi disagi causati, secondo lui, dall’apparizione del predatore. “Si tratta di aziende agricole a conduzione familiare che falliscono”, denuncia il sessantenne. Ha fondato un’associazione che chiede la “regolamentazione massiccia delle popolazioni” dilupi ovunque “gli uomini stiano e lavorino”, in paesaggi “tutt’altro che selvaggi”, ma al contrario “plasmati dalla pastorizia”.
Le gite scolastiche sono state addirittura cancellate, si lamenta, e l’autobus ha lasciato gli studenti a casa per un anno a seguito di un incidente. “Vogliamo che i nostri figli possano tornare a giocare nei boschi e riprendere la vita di prima in un luogo che rimanga attraente anche per i turisti”, afferma Fallent. E cita come esempio diverse regioni del sud e dell’ovest dove la caccia autorizzata dal 2022 ha ridotto notevolmente il numero degli attacchi.
Soprattutto in Carinzia si ritiene che non esista altra soluzione. “Abbiamo preso 13 lupi”, spiega il vicegovernatore Martin Gruber. Mettere delle barriere? “Impossibile” a causa della topografia accidentata. Sarebbe “uno spreco di denaro pubblico”, ha detto. E ritiene che con 20.300 esemplari registrati l’anno scorso nell’UE, la specie non sia minacciata e chiede un abbassamento del livello di protezione, che considera obsoleto.
Nell’autunno del 2023, anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha chiesto di modificare lo statuto di fronte al “pericolo reale” rappresentato dai branchi.I difensori della fauna selvatica non la vedono in questo modo. Le associazioni hanno attaccato i decreti e a luglio la giustizia europea ha stabilito che l’Austria non ha abbastanza LUPI per permettersi di ucciderli in massa e deve mettere in atto misure adeguate. Soprattutto perché il Paese di 9,1 milioni di abitanti sarebbe un caso a parte. Situato nel cuore dell’Europa, è luogo di convergenza di tre popolazioni fino ad allora isolate, originarie delle Alpi, dei Balcani e delle pianure orientali. “Sono riusciti a sopravvivere alla caccia pesante” un secolo o più fa “e ora si stanno diffondendo grazie alla protezione”, cominciando a incontrarsi, spiega Marianne Heberlein, direttrice del Wolf Science Center.
LUPI, AUSTRIA VALUTA RIPRISTINO DELLA CACCIA AUTORIZZATA
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Editoriale
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