Continua l’export incessante di animali vivi verso le zone di guerra come Libano e Israele, aree ad altissimo rischio non solo per la popolazione locale ma anche per gli animali, sottoposti ogni giorno a una costante e drammatica crisi. Lo denunciano le associazioni italiane parte di Eurogroup for Animals (Animal Equality, Animal Law Italia, CIWF Italia, Essere Animali e LAV). Dall’inizio della guerra sono state registrate “oltre 100 spedizioni di bovini e ovini dall’Europa a Israele e gli animali hanno continuato a essere esportati comunque in Libano da quando la guerra si è estesa anche a quella zona”. Diversi Stati membri UE, tra cui Irlanda, Romania, Croazia, Slovenia, Ungheria e Lituania “costringono mucche e pecore vulnerabili a viaggiare in questa zona di guerra, senza alcuna cura dei rischi a cui vengono sottoposti anche gli animali. Arrivati in queste zone subiscono gli effetti di razzi, attacchi aerei e maltrattamenti da parte di lavoratori portuali e operatori”, denuncia Eurogroup for Animals. In particolare alcune associazioni hanno documentato le problematiche relative ai lunghi viaggi verso il porto più grande di Israele, Haifa: “i trasporti causano gravi effetti sulla salute degli animali, come malattie respiratorie, ulcere, ferite alle gambe, cinetosi e stress da calore. La loro sofferenza non fa che amplificarsi all’arrivo in Israele, poiché dal porto di Haifa – situato a circa 40 km dal confine con il Libano – gli allevamenti adibiti alla quarantena e all’ingrasso sono sottoposti quotidianamente a raffiche di razzi”. (Immagine di repertorio)
MEDIO ORIENTE, CONTINUA ANCHE IN GUERRA IL TRASPORTO DI ANIMALI VIVI

Tag: export animali vivi
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Editoriale
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